Prima l'arrivo degli extracomunitari, adesso la crisi. Il risultato è che si vedono girare sempre più pullmini noleggiati da gruppi di persone, che si uniscono per dividere le spese di viaggio. Mezzi anche piuttosto veloci, ma già pesantucci per poter essere frenati bene alle velocità che raggiungono. Soprattutto se trainano un rimorchio per i bagagli, come avviene per quelli che periodicamente fanno la spola con l'Est Europa, tenendo unite le famiglie di chi da quei Paesi è venuto in Italia a lavorare. E su quei mezzi le cinture – pur essendo regolarmente montate e segnalate da avvisi a bordo - vengono costantemente ignorate (non solo dai passeggeri).
Normalmente i non pochi sinistri causati da questi mezzi preoccupano solo quando sono immatricolati all'estero: i conducenti diventano irreperibili, le assicurazioni coprono poco e i danneggiati possono solo ringraziare se il danno è solo economico. Ma basta che scoppi una gomma per far morire qualcuno. Lunedì scorso è successo sull'Autosole vicino Napoli (Scarica Comunicato incidente mortale barriera napoli nord). Non a caso, i due morti sono stati sbalzati, perché evidentemente con allacciavano le cinture.
Non consolatevi al pensiero che leggendo la notizia si potrebbe pensare che le vittime fossero poveri immigrati con poca cultura.
Infatti, le cinture restano illustri sconosciute anche sui bei pullmini pubblici che circolano a Milano. Di giorno vengono utilizzati come scuolabus e di notte come taxi a chiamata o di quartiere (Radiobus). La clientela è variegata e ne faccio parte anch'io. Ma la costante è che le cinture non le allaccia nessuno. E io, per difendermi, vado a prendere posto in ultima fila: in caso d'urto frontale, non mi arriverebbero addosso gli altri passeggeri e il loro bagaglio.