“Stasera ci sta tutto un cimitero”, notò con un velo d’ironia uno dei due piloti del Dc9 Itavia precipitato a Ustica, ignaro che al cimitero stava per finirci lui. Si riferiva ai radiofari sparsi per l’Italia, che quella maledetta sera del 27 giugno 1980 non funzionavano. A me stasera è venuto di dire la stessa cosa lungo i 300 e passa chilometri di autostrada tra Riccione (RN) e Milano. Molto più semplicemente, alludevo ai benzacartelloni, che anche oggi erano tutti malfunzionanti o non riportavano i prezzi alla pompa praticati nelle quattro aree di servizio successive. Forse i benzacartelloni in tilt sono addirittura un vantaggio per la sicurezza: una fonte di distrazione in meno per chi guida. Ma, come i radiofari di quella sera d’estate, sono un emblema di qualcosa che non va.
In questo caso, è la carenza di controlli e sanzioni adeguati. Che abbatte in modo figurato quei benzacartelloni, fortemente voluti dal Pierluigi Bersani sei anni fa, in quella che finora è rimasta la sua ultima lenzuolata (Dl 7/07).
Ma la scarsa incisività della politica sui prezzi dei carburanti è un tema che tocca un po’ tutti i parlamentari uscenti. E pure il Governo Monti, che giusto un anno fa col Dl liberalizzazioni aveva avviato i lavori di un tavolo con gestori e compagnie per creare nuove forme contrattuali di approvvigiomento di carburanti che tuteli di più i gestori: finora solo riunioni e rinvii.
Va bene che la crisi minaccia la stessa sopravvivenza di tanti piccoli punti vendita. Ma forse colpisce di più che nemmeno il governo tecnico (che in teoria non si deve dannare demagogicamente alla ricerca del consenso) sia riuscito a far trovare un accordo tra gestori e compagnie.