In queste ore, state vedendo, sentendo e leggendo dell'auto precipitata da un cavalcavia sull'A1 a Parma la scorsa notte, con tre morti. Nessuno si sta accorgendo che quell'incidente avrebbe dovuto risolversi in una semplice botta su un guard rail. Se quell'auto è invece finita giù fino alla carreggiata autostradale, è perchè al posto del guard rail c'era praticamente una grata, buona solo a ostacolare il lancio di sassi dai cavalcavia. Eppure lì avrebbe dovuto esserci un guard rail vero e proprio. E anche discretamente alto e robusto: un "bordo ponte", come si dice in gergo tecnico quando si parla di proteggere i margini di ponti e cavalcavia, dove bisogna rinforzare le protezioni proprio per evitare che qualcuno possa precipitare. Magari non doveva essere un guard rail al top perché la strada sovrastante non è così nevralgica, ma certamente ci voleva molto più di una grata. Questo dicono le norme di costruzione delle strade.
Chi avrebbe dovuto provvedere a rispettarle? Autostrade per l'Italia, perché il gestore autostradale ha la responsabilità anche sui cavalcavia che passano sulla propria arteria.
La società ha molto investito nell'ultimo decennio per adeguare i guard rail sulle proprie carreggiate, dove più salta all'occhio il lavoro fatto. Ma sembra aver trascurato i punti meno visibili, da dove però possono venire seri pericoli, come abbiamo visto la scorsa notte. E attenzione: se l'incidente fosse avvenuto col gran traffico delle ore diurne, non ce la saremmo cavata con "soli" tre morti.