Quando non è intasata, per il traffico di Roma è una salvezza: via del Foro Italico è un largo viale a due carreggiate che connette la zona olimpica (nord-ovest della città) con la tangenziale e quindi consente di arrivare fino a San Giovanni (sud-est) senza fermarsi. Ma quella via è anche mortale: non solo perché tra le due carreggiate non c'è un vero spartitraffico (che i vigili chiedono da 11 anni al Comune, proprio perché tengono il conto delle vittime), ma pure perché, per i suoi 21 metri iniziali andando verso la tangenziale, non è protetto nemmeno il ponte che scavalca il Tevere. Così il 25 ottobre scorso un'auto ha sfondato la ringhiera (che certo non è un guard-rail)e il guidatore è morto: ecco la foto dell'incidente.
Sembra incredibile che nessuno si sia ancora mosso per mettere in sicurezza una strada così trafficata. Se non altro per evitare di finire sotto processo ed essere condannato, cosa probabile da quando – a luglio 2008 - la Cassazione ha adottato un giro di vite sulla responsabilità degli enti proprietari di strade (ecco una sentenza esemplare che riassume tutto: Scarica CASSAZIONE SENTENZA 6537 22 MARZO 2011). Anche perché, prima ancora del giro di vite, il ministero delle Infrastrutture aveva messo in guardia i gestori: il 25 agosto 2004, nella direttiva sui guard-rail (Scarica Barriere_stradali_di_sicurezza__direttiva_del_25_8_04__n__3065__Installazione_e_monitoragg, l'allora ministro Pietro Lunardi ha messo la sua firma sotto un principio importante: le norme tecniche sulle barriere non sono strettamente obbligatorie sulle strade vecchie e su quelle con velocità di progetto inferiore a 70 all'ora, ma "si richiama tuttavia l’attenzione degli enti proprietari e gestori sui compiti agli stessi assegnati dall’art 14 del nuovo Codice della strada in merito al controllo dell’efficienza tecnica della strada e delle pertinenze stradali tra le quali sono compresi tutti i dispositivi di ritenuta".
Di qui l'invito esplicito della direttiva a verificare le condizioni di tutte le barriere installate lungo le strade. Evidentemente a Roma sette anni e un rapporto dei vigili non sono bastati. Certo, soldi per la sicurezza stradale ce ne sono pochi (tanto che negli ultimi anni il Comune ha gradito i contributi della Fondazione Ania per la manutenzione delle strisce pedonali e la lotta all'alcol). Ma qui i rischi sono tali che qualcosa va fatto.
Così adesso ci prova anche Massimo Inches, consigliere del Municipio Roma II, che ieri ha inviato una diffida al Comune (Scarica Diffida capo dipartimento definitivo). Inches è un politico sempre attento a queste cose e non molla facilmente la presa. Vedremo se riuscirà anche in questa impresa. Auguri.