Quattroruote, Citroen e la condanna dell’Antitrust

Che vi avevo detto? Quando iniziò la campagna delle "Citroen approvate da Quattruruote", scrissi che era sostanzialmente un'operazione scorretta. Adesso la conferma viene dall'Antitrust, che condanna i protagonisti per pubblicità ingannevole (Scarica Antitrust condanna Quattroruote Citroen p22953[1]), riprendendo buona parte delle argomentazioni da me utilizzate all'epoca (settembre 2010).

Fermo restando che sia la Citroen sia l'editore di "Quattroruote" (e di "Tuttotrasporti" pure coinvolto nell'operazione e condannato) presenteranno appello contro le multe che si sono beccati (rispettivamente 150mila e 80mila euro) e vedremo coma finirà, non mi vanto del fatto che l'Antitrust mi abbia "seguito": le argomentazioni erano talmente evidenti che ci voleva poco per trovarle. Infatti, è chiaro che, se una rivista prestigiosa dà un'etichetta di approvazione a una casa automobilistica basandosi su requisiti in buona parte comuni sul mercato, qualcosa che non funziona ci dovrà pur essere. Secondo l'Antitrust questo qualcosa non è solo l'ingannevolezza del messaggio (che lascia intendere che "Quattroruote" abbia provato come al suo solito quelle Citroen, prima di dare quell'etichetta), ma pure la natura di pubblicità mascherata da giornalismo che è stato ritenuto avessero gli articoli di presentazione dell'operazione ("Il contenuto degli articoli viene attribuito essenzialmente alla testata, mentre essi hanno una palese funzione promozionale dei prodotti commercializzati da Citroën Italia", sintetizza il provvedimento). Un profilo su cui potrebbe intervenire anche l'Ordine dei giornalisti.

Ma nelle pieghe del provvedimento dell'Antitrust c'è anche qualche altro particolare interessante.


 Come una delle argomentazioni di difesa utilizzate dalle aziende: non sarebbe stato pattuito alcun compenso ad hoc. Ci mancherebbe: all'epoca dei fatti, erano passati 12 anni dalla prima della serie di censure (non ho il conto a memoria, ma temo che ci avviciniamo alla decina) che "Quattroruote" e le testate collegate hanno avuto dall'Antitrust. Dunque, nessuno si aspetta di trovare una fattura su quella specifica operazione. Piuttosto, l'Antitrust nota che comunque la Citroen ha (ovviamente) supportato l'operazione incrementando gli investimenti in pubblicità su tutti i media e di questo ha beneficiato "Quattroruote" in modo "sensibile" (parola testuale dal provvedimento). In ogni caso, per condividere qualche beneficio con altri media, un marchio di valore come quello di "Quattroruote" ne ha avuto un danno, il che non appare proprio un'operazione degna della scaltrezza tipica dei manager. Chissà che qualcuno non ci abbia rimesso qualche bonus (sarebbe una notizia, in un Paese come l'Italia).

C'è poi un aspetto "di servizio", che riguarda come viene comunicata la garanzia: uno dei requisiti per avere l'"approvazione" di "Quattroruote" era di estenderla nel tempo rispetto ai due anni obbligatori per legge. Ma occorre sempre spiegare che l'estensione è una garanzia convenzionale (cioò con regole dettate dal costruttore) e non legale. Quindi, per esempio, può accadere che chi effettua i tagliandi fuori dalla rete di officine autorizzata decada dal diritto alla copertura, mentre per legge può far fare la manutenzione dove vuole (basta che dimostri che le operazioni svolte e i ricambi utilizzati sono in linea col capitolato del costruttore). L'Antitrust lo ha notato e gli stessi protagonisti della vicenda hanno apportato correzioni.

Infine, dagli atti difensivi emerge che operazioni analoghe erano state proposte da "Quattroruote" anche ad altri costruttori. Che, evidentemente, hanno declinato. Perché non avevano soldi da spenderci (visto che il prodotto all'altezza non mancava a nessuno)? Perché avevano fiutato il pericolo-Antitrust? Per altri motivi? Non lo sapremo mai. Ma ora sappiamo che, indipendentemente da come finirà l'appello, sarebbe stato meglio evitare un'operazione che quantomeno crea dubbi.

  • andrea105 |

    salvo errore, sul sito internet di Quattroruote non c’è traccia del provvedimento antitrust…, nè il Direttore ha replicato in alcun modo
    [risponde Maurizio Caprino] Questo è positivo: nel 1998, all’epoca della prima sanzione Antitrust, l’editore prese la parola in prima persona per gridare al complotto. Quindi mi pare un segno di maturità. Fermo restando che molto probabilmente la sanzione verrà impugnata.

  • Barbablù |

    Questa volta l’Antitrust ha picchiato davvero duro. Non tanto per l’importo delle sanzioni (80 mila euro per Quattroruote non credo siano poi molti, anzi, per rappresentare un vero deterrente contro certe pratiche le multe dovrebbero avere almeno uno zero in più), ma perché nella sentenza ci sono scritte cose tremende contro la storica testata. Quella più tremenda è che Quattroruote ha ammesso che Citroen è intervenuta chiedendo modifiche all'”articolo” (chiamiamolo così) di presentazione dell’operazione. Insomma, tra non molto (o forse già avviene?) gli inserzionisti pubblicitari si scriveranno da soli gli articoli che faranno loro comodo e gli editori non dovranno far altro che trovare uno spazio per pubblicarli sui loro giornali. E poi qualcuno si lamenta che la stampa è in crisi…Quattroruote-vergogna senza fine

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