Un altro effetto dei tagli alle spese pubbliche: a Napoli rischia di chiudere il servizio di infomobilità Muoversi in Campania, perché la Regione non riesce a finanziarlo per il 2012 (Scarica Muoversi in Campania rischio chiusura). Non so se alla fine si troveranno i soldi, ma al momento due cose mi sembrano certe:
1. quale che possa essere il livello degli stipendi, la struttura è formata da poche persone, che operano sostanzialmente in una stanza basandosi su un sistema informatico e sulle immagini di una ventina di telecamere sparse per la regione, quindi nulla di faraonico in assoluto;
2. Muoversi in Campania è stato fra i primi esempi in Italia a dare conto di ciò che accade non solo sulla rete viaria, ma anche a treni, mezzi pubblici marittimi e aerei, aiutando la gente a fare a meno dell'auto quando possibile.
Dio solo sa quanto ci sia bisogno di decongestionare le strade a Napoli e dintorni. Dunque, aldilà di ogni possibile critica alla gestione e di tutte le possibilità di miglioramento esistenti, Muoversi in Campania è un investimento non solo limitato, ma anche utile. Solo che, come al solito, nel bilancio della Regione viene registrata solo l'uscita di denaro. I ritorni finiscono nelle tasche dei singoli cittadini che si muovono meglio (o meno peggio); al massimo, ne beneficia la spesa sanitaria, in termini di incidenti evitati.
Ma calcoli del genere, nella contabilità pubblica più ortodossa che impera in momenti come questo, non sono previsti. Spiace che ci si sia ridotti a questo punto. Non per colpa dei mercati finanziari che stanno assediando l'Italia (e non solo), ma di come si sono spesi i soldi nei decenni passati. Quando era più conveniente spendere e spandere per costruire e tenere in piedi ospedali (che davano posti di lavoro e consenso elettorale) che per fare politiche serie di prevenzione.
Abbiamo creduto in questo tipo di politica, facendo vincere il partito (trasversale) di quel tipo di spesa e questo oggi ci meritiamo.