Stavano rubando un segnale di "Controllo della velocità", evidentemente perché avevano preso una multa e volevano giocarsi la carta della mancanza del cartello per farla annullare. La vicenda, costata l'arresto a tre autotrasportatori del Napoletano, ripropone l'assurdità dell'obbligo tutto italiano di presegnalare i controlli di velocità sempre e comunque. Ma si presta anche a un piccolo approfondimento su come fare i ricorsi.
Infatti, non è detto che quei tre signori sarebbero riusciti a farsi annullare la multa: non basta fotografare il luogo dell'infrazione a giorni di distanza dal fatto, perché così si dimostra solo la mancanza del segnale, ma non quando è avvenuto l'evento (incidente, furto, maltempo) che lo ha portato via. La strada è esposta a tutto e a tutti, per cui tutto potrebbe essere accaduto e i giudici dovrebbero saperlo, chiedendo prove in più (per esempio, la testimonianza di un eventuale passeggero che si trovava a bordo al momento dell'infrazione).
Tutto questo comporta un'ingiustizia verso chi, viceversa, è in buona fede e non riesce a trovare prove sufficienti. Sono cose che capitano spesso nei processi comuni, quelli dove non si mobilitano i Ris e le prove restano aleatorie. Ma è inevitabile. E non si può applicare il motto garantista "meglio un colpevole fuori che un innocente in galera", perché in fattispecie di questo genere significherebbe dare a tutti la licenza di violare il Codice della strada.
Più ragionevole sarebbe abolire l'obbligo di presegnalare tutti i controlli di velocità, lasciando la materia alla buona tecnica: gli ingegneri del traffico sanno che le postazioni che vanno davvero presegnalate sono quelle piazzate nei punti in cui si concentrano gli incidenti dovuti alla velocità. Perché è lì che la prevenzione deve essere prioritaria rispetto alla repressione.