Due ragazzi e una ragazza immigrati dalla Romania rapinano e malmenano un anziano nel Casertano, scappano in Audi e, dopo qualche ora, vengono bloccati grazie a un colpo d'occhio di un agente della Polstrada in servizio sulla Salerno-Reggio Calabria (Scarica COMUNICATO STAMPA ARRESTO N.3 RUMENI). Sembrerebbe una semplice notiziola, a cavallo tra la cronaca spicciola e il libro Cuore. E invece vanno sottolineati due dettagli:
1. la pattuglia stava particolarmente attenta ai "brutti ceffi" perché – stando al comunicato della Polstrada – gli episodi di criminalità sull'A3 sono tornati a salire, dopo la tregua iniziata una decina di anni fa;
2. i tre rumeni viaggiavano su un'auto con targa inglese, scelta che sembra nient'affatto casuale (almeno per chi, come loro, si è mostrato in grado di falsificarne i documenti).
Infatti, come ho scritto più volte su questo blog e ribadisco sul Sole-24 Ore di oggi, chi si muove con targa estera è praticamente immune dai controlli automatici. Tanto più se la targa è inglese: il Regno Unito è storicamente uno dei Paesi che garantisce più privacy ai suoi cittadini-trasgressori e, assieme a Irlanda e Danimarca, ha voluto restare fuori dall'ambito della direttiva europea che tra un paio di anni consentirà agli altri Stati di cercare direttamente all'estero gli intestatari dei veicoli con targa straniera con i quali sono state commesse infrazioni sul proprio territorio. La direttiva è stata finalmente approvata dal Parlamento europeo ieri (ecco perché riprendo il tema sul Sole di oggi). Non basterà, perché occorrerà anche organizzare un sistema di incasso cogente anche per chi si trova all'estero e non rimetterà mai più piede nel Paese dell'infrazione. Ma intanto cominciamo così. Poi si vedrà.
Si attende una direttiva ad hoc sull'applicazione delle sanzioni (comprese quelle sulla patente), che potrebbe arrivare dal 2015. Troppo tardi? In effetti, sono problemi di cui si parla da vent'anni e la volontà politica di risolverli non è mai stata travolgente. Le difficoltà di mettere assieme regimi giuridici tanto diversi come quelli degli Stati membri ha fatto il resto.