Oggi parte il Giro d'Italia e immagino che come tutti gli anni si vedrà anche un bel po' d'informazione sul "dietro le quinte" della carovana: meccanici, preparatori atletici, medici (che si spera non finiscano in prima pagina pure stavolta per fatti di doping) eccetera. Si parla sempre anche del ruolo della Polizia stradale, che da sempre assicura la scorta (ricordo una foto del 1986 che campeggia nei loro uffici di Milano per ricordare la consegna di un riconoscimento per la lunga collaborazione). Ma non si scende quasi mai nei dettagli: come fanno a "sigillare" contemporaneamente decine di chilometri di strada, in modo che nessun estraneo si trovi in mezzo ai corridori?
Vediamo un po'.
Tutto ruota attorno al lavoro di 42 persone: due a dirigere, 38 a pattugliare e due su un'officina mobile di pronto intervento. Sono loro a seguire il Giro dal primo all'ultimo metro, interfacciandosi poi con centinaia di uomini e donne delle forze di polizia del territorio attraversato (vigili, carabinieri, poliziotti e protezione civile) messi a sorvegliare incroci, marciapiedi e quant'altro lungo il percorso.
L'interfaccia è curata soprattutto dal poliziotto più alto in grado, un dirigente di grande esperienza (Michele Lafortezza, nome noto nell'ambiente); la parte più delicata del suo compito è prevenire possibili manifestazioni di protesta da parte dei tanti che hanno un motivo di malcontento e potrebbero pensare di sfruttare la diretta tv del Giro per fare notizia.
La scorta vera e propria alla gara è invece diretta da una donna: Federica Deledda, funzionaria. Sta a lei coordinare i movimenti di 26 moto e sei auto (con il classico equipaggio di due agenti). Il grosso del lavoro lo svolgono ovviamente i motociclisti, che possono intrufolarsi dappertutto quando serve. E serve sia dove la carovana sta per arrivare (controllando che tutti i possibili accessi al percorso di gara siano chiusi) sia dove i ciclisti si trovano effettivamente (ogni fuggitivo, gruppo o gruppetto è preceduto dalla Stradale per avere la certezza che la strada sia libera, anche dal pubblico).
Pensate la difficoltà delle tappe di montagna, dove il gruppo si sfrangia particolarmente e c'è molto pubblico entusiasta a invadere strade sempre strette. In queste fasi può essere decisiva anche l'officina mobile: l'andatura dei ciclisti è per forza di cose bassa, il che non giova a frizioni e impianti di raffreddamento.
La scorta "parla" al pubblico con la sua composizione. Quando si vede il motociclista della Stradale che porta la bandierina verde, vuol dire che ci siamo quasi e quindi il traffico normale, fino a quel momento solo rallentato e filtrato, viene del tutto bloccato. Poi arriva il motociclista con la bandierina gialla, che accompagna la testa della corsa. Poi ci sarà di norma una moto per ogni gruppo formatosi alle sue spalle. Infine, la moto con la bandierina rossa indica che non deve passare più alcun corridore o veicolo al seguito, quindi il traffico può riprendere regolarmente. Una scorta è garantita anche alla carovana pubblicitaria, cioè ai variopinti veicoli che come di consueto si muovono coi ciclisti.