Pensavamo di aver risolto il problema con la riforma del Codice, ma in realtà non abbiamo combinato nulla: le sanzioni finalmente previste per i Comuni che nemmeno comunicano se usano i proventi delle multe anche per migliorare la sicurezza stradale (come il Codice impone da sempre ma invano) non si possono applicare. Lo ha detto giovedì scorso Bartolomeo Giachino, sottosegretario alle Infrastrutture. La cosa è ufficiale, perché si trova nel testo della risposta data a un'interrogazione presentata dal deputato Pd Michele Meta (Scarica 120 10 Interrogazione Giachino mancato DM proventi).
Una discreta tegola, perché si aggiunge ai problemi che hanno già impedito di rendere operativa un'altra novità qualificante della riforma per la messa in sicurezza della strade: la devoluzione dei proventi delle multe per eccesso di velocità all'ente proprietario.
Sostanzialmente, la risposta di Giachino conferma quei problemi (compresa l'inapplicabilità alle strade Anas), di cui avevo scritto tempo fa. E aggiunge due questioni:
1. differenziare i destinatari dei proventi in base alla strada su cui si fanno i controlli potrebbe indurre i Comuni a spostare i vigili sulle strade di loro proprietà, per continuare a garantirsi un po' d'incassi e alla faccia della pericolosità effettiva delle arterie che attraversano il loro territorio;
2. le sanzioni per chi non comunica come utilizza i proventi sono una percentuale dei proventi stessi, che però non possono essere noti al ministero, il quale perciò non può quantificare la sanzione.
Allegria! L'unica soluzione, come suggerisce Meta nella sua replica a Giachino, sembra quella di cambiare – per l'ennesima volta – il Codice.