Bici e pedoni sullo stesso marciapiedi. Legalmente ma disordinatamente

Visto che va di moda così, anche questa l'hanno chiamata "patto sociale". Contro il traffico che strangola Milano, stavolta. Ma, tolti gli effetti speciali mediatici, temo che ne resterà ben poco: la condivisione dei marciapiedi tra pedoni e ciclisti, di cui si sta iniziando la sperimentazione tra via Padova e la Martesana, mi pare una cosa un po' troppo difficile per noi italiani. Con buona pace di Letizia Moratti, accorsa da sindaco a tagliare il nastro.


Non lo dico a sensazione, ma perché in effetti in giro per l'Italia non mancano altri esempi. Magari non ce ne rendiamo conto, perché non sono stati pompati mediaticamente. Ma, se fate mente locale, è possibile che vi ricordiate anche voi di aver visto marciapiedi o sentieri divisi in due da una striscia: da una parte dovrebbero andare i pedoni, dall'altra i ciclisti. D'altra parte, il Codice della strada ha da sempre previsto appositi segnali per indicare che la circolazione è regolata in questo modo. Ma chi se ne cura?

E' un po' come sulle scale mobili: mentre gli inglesi si tengono rigorosamente da un lato per non intralciare chi ha più fretta e sale i gradini, noi italiani su quegli stessi gradini ci ammassiamo disordinatamente. Così camminiamo su quei marciapiedi incuranti della segnaletica: "da quando in qua i segnali valgono anche per i pedoni?", sembriamo chiederci.

  • Enrico |

    In Olanda e Danimarca e Germania i percorsi ciclopedonali promiscui non esistono. Anche le norme italiane, ne limitano giustamente l’impiego a casi particolari. Possono essere molto pericolosi, soprattutto se ci sono, come nella maggior parte di marciapiedi, passi carrai e pedonali. Inoltre, se non sono abbastanza larghi (dai 4 m in su) sono poco soddisfacenti sia per i pedoni che per i ciclisti.

  • marco |

    La cosa c’è da tempo a Parigi, li’ i ciclisti filano su queste corsie a velocità folli e quasi puntando gli incauti che sconfinano, con ottimi risultati di deterrenza sui pedoni anziani, che infatti sono praticamente scomparsi dall’interno delle periferique.
    Va beh che a Parigi questo e’ un fatto generale, dovuto sicuramente anche ad altre cause, tanto che a girare per le zone a doppia corsia sul marciapiede si ha quasi addirittura l’impressione che i parigini nascano quindicenni e campino massimo trent’anni, perche’ salvo questa fascia d’eta’ li’ in giro a piedi non si vede nessun’altro.

  • diana |

    @ Beppe40:
    anche sulla pista ciclabile di c.so Roma a Cologno Monzese (che di suo sarebbe utile..) devi fare lo slalom tra i passeggini e gli avventori dei bar che pascolano e sconfinano sul tratto di marciapiede dedicato ai ciclisti. E sono certa che anche se mostrassi loro il cartello lì accanto e la striscia sulla pavimentazione non cambierebbe molto…

  • Nancy |

    Quelle sagge divisioni le ho viste in Svizzera, e anche negli Stati Uniti dove addirittura c’è la polizia che viaggia in bici e se un pedone è dal lato sbagliato lo riprende subito, per non parlare di quelli con i roller banditi dai boulevard e solo per bici e pedoni.

  • Nunzio |

    Ma i ciclisti possono andare sui marciapiedi? sulla strada ho l’impressione di essere travolto prima o poi. Sarebbe l’ideale avere sentieri divisi ma…..averne tanti! Saluti N.S.
    [risponde Maurizio Caprino] Di norma non è consentito, ma se c’è lòa segnaletica che indica che sul marciapiede è stato provisto uno spazio adibito a pista ciclabile è addirittura obbligatorio per i ciclisti utilizzare quello abbandonando l’asfalto delle normali corsie di marcia.

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