Oggi ha avuto il suo quarto d'ora di celebrità il servizio de "Le Iene" secondo cui le strisce blu sarebbero illegali praticamente dappertutto (e non solo a Milano, dov'è stato girato il filmato), visto che dovrebbero trovarsi in sede fisicamente separata dalla carreggiata. In realtà, non è la prima volta che la questione affiora. Ma poi è sempre rientrata nell'ombra. Perché è una mezza bufala.
Tanto per cominciare, non è vero che riguardi solo i parcheggi a pagamento: il comma 6 dell'articolo 7 del Codice della strada, su cui si basa la dimostrazione di illegalità, non fa distinzione con quelli gratuiti. Se è così, ci sarebbe da concludere che nelle città italiane sarebbe praticamente vietato sostare, visto che la maggior parte dei posti disponibili si trova appunto sullo stesso asfalto della carreggiata.
Effetti paradossali a parte, andiamo a frugare bene nelle astruse definizioni che usa il Codice. Non è raro che alcune parole che noi nel linguaggio comune utilizziamo con un determinato significato ne assumano uno diverso nel burocratese codicistico. E allora prendiamo in mano l'articolo 3, che funge un po' da glossario.
Qui troviamo la definizione n. 23, che individua la "fascia di sosta laterale" come la "parte della strada adiacente alla carreggiata, separata da questa mediante striscia di margine discontinua e comprendente la fila degli stalli di sosta e la relativa corsia di manovra". Saltando qualche riga più sotto, vediamo che al n. 34 c'è anche il parcheggio, definito come "area o infrastruttura posta fuori dalla carreggiata , destinata alla sosta regolamentata o o non dei veicoli". Dunque, non è vero che a bordo strada non si possa parcheggiare: semplicemente, lo spazio dove lo si fa, in burocratese, non si chiama "parcheggio" bensì "fascia di sosta laterale".
Inoltre, la parola "parcheggio" è stata oggetto negli anni di varie riflessioni, che hanno portato il ministero delle Infrastrutture a esprimere pareri. Il punto controverso, che è poi quello che ci riguarda più da vicino, sta nella differenza tra la nozione di sosta e quella di parcheggio. Secondo il ministero, in pratica, c'è parcheggio tutte quelle volte in cui ci sono strisce tracciate a terra a indicare come sostare, mentre la sosta semplice si ha quando ci si ferma dove non è vietato (e in questo caso va seguita la regola generale di disporsi parallelamente al senso di marcia).
D'altra parte, quando disciplina la sosta (articolo 157), il Codice impone di mettersi fuori dalla carreggiata esclusivamente nel caso delle strade extraurbane: segno che in città la sosta può avvenire sulla carreggiata. Inoltre, il Regolamento di esecuzione (articolo 149) nemmeno obbliga a tracciare le strisce quando la sosta è consentita in modo parallelo al senso di marcia come da regole generali e ricorda che, quando sono tracciate, quelle longitudinali sono valicabili solo nella manovra per parcheggiare: segno che quando sono tracciate bastano per delimitare uno spazio esterno alla carreggiata, che risponde ai requisiti imposti dal Codice per poter pretendere il pagamento.
Resta il problema della striscia di margine discontinua, che effettivamente spesso non è tracciata (anche per ragioni di spazio): alla luce di quanto abbiamo appena detto, non sarebbe nemmeno necessaria e, se presente, escluderebbe il tracciamento delle strisce degli stalli, ma il fatto che la si definisca come "comprendente la fila degli stalli di sosta e lo spazio di manovra" qualche dubbio lo lascia.
Ma, soprattutto il filmato de "Le Iene" segnala una grande verità, cioè che quando si tratta di parcheggi a pagamento si disegnano posti pure in prossimità degli incroci o in altre situazioni pericolose in cui il Codice vieta la sosta a prescindere: insomma, basta pagare e ciò che è illegale e/o pericoloso diventa lecito. Ma di qui a dire che in strada non si può parcheggiare ce ne corre…