Una messinscena per evitare di finire sotto inchiesta per "procurato smog". Questo sembrano i limiti di velocità abbassati a 70 sulle tangenziali milanesi e paventati a 30 nel centro urbano del capoluogo lombardo. La sensazione traspare netta dalla rassegna di Paoblog, dove si citano dichiarazioni distensive, del tipo "i limiti sono draconiani ma faremo meno multe possibile". E io stesso ho ricevuto una richiesta di aiuto da ambienti delle forze dell'ordine per trovare un'evidenza scientifica dell'inutilità di una misura del genere.
La questione, come sempre quando si parla di queste cose, è controversa nella teoria. Ma nella pratica è chiarissimo che il giro di vite sulla velocità è inutile: gli agenti non saprebbero proprio come farlo rispettare, visto che è già difficile vigilare su quelli attuali. Per questo si cerca di far adottare misure le meno restrittive possibile. Abbassare i limiti rischia di far alzare il tasso di trasgressione, rendendo evidente l'impotenza della legge. E facendo spendere inutilmente qualche migliaio di euro per la nuova segnaletica.
D'altra parte, giuridicamente qualcosa si diveva pur fare: negli anni scorsi ci sono state autorità locali (come quelle di Firenze) finite sotto processo per non aver preso provvedimenti tesi a limitare gli sforamenti delle concentrazioni di inquinanti consentite nell'aria. Ma come si può sperare di migliorare le cose in una città dove storicamente l'unica soluzione all'inquinamento è la pioggia (che però porta via anche l'asfalto)? Tanto più ora che Milano è piena di cantieri e la viabilità è al collasso: il bollettino della Protezione civile è praticamente un bollettino di guerra.