"Se qui non cambia nulla, i miei in strada non li mando più: meglio stare in ufficio che fare gli zimbelli dei trasgressori". Parole vere, pronunciate pubblicamente davanti a me da una comandante di polizia locale del Frusinate. Perché? A Frosinone, in prefettura, c'è un'aria particolare, molto favorevole a chi presenta ricorso. Tutt'altra aria rispetto a quella che abbiamo visto, ad esempio, a Torino e Firenze, dove i prefetti hanno autorizzato postazioni automatiche di controllo velocità anche su strade urbane ordinarie, dove la legge sembra proprio non ammetterli. E giusto stamattina sul Sole-24 Ore trovate la notizia della sentenza 3701/11 depositata ieri, con cui la seconda sezione civile della Cassazione sembra confermare che i prefetti non possono autorizzare controlli dove la legge non li consente.
Frosinone, dunque. Accade che i ricorsi vengono accolti in gran quantità, contrariamente a quanto accade di solito. Vuol dire che i vigili urbani di tutta la provincia sono asini? Non credo. Certo, tutti possono migliorare e molti vigili dovrebbero proprio, ma qui siamo aldilà del bene e del male: c'è addirittura un ricorso accolto semplicemente perché in prefettura è stato ritenuto che la violazione ci sia, ma non sia da sanzionare perché limitata entro i 10 chilometri orari di eccesso di velocità (che poi, considerata la tolleranza di legge, sono 15 km/h). Ma non si dovrebbe decidere in base alla legge? E la legge non ha stabilito che è una violazione anche questa, tanto da punirla con una sanzione ben più lieve rispetto agli eccessi più rilevanti?
Da notare che in casi del genere non c'è modo di rimediare: una decisione del prefetto può essere impugnata dal cittadino, ma non dal corpo di polizia. Tutto ciò si basa sul fatto che di solito il prefetto "propende" per le ragioni della Pubblica amministrazione (anche perché è vincolato dalle circolari e dalle direttive del ministero dell'Interno). In casi del genere, invece…