No, quella dei vigili urbani milanesi "invitati" a girare a largo dalla sede della Regione per lasciar stare le auto blu in doppia fila non è solo l'ennesima notizia sul malcostume dilagante nella classe dirigente (peraltro sarebbe una notizia solo perché quei vigili stavano per procedere lo stesso, mentre in altre città ormai evitano accuratamente di mettersi nei luoghi della doppia fila vip o, se ci sono, si girano dall'altra parte). E non fa specie nemmeno il fatto che queste auto blu tenessero pure il motore acceso in attesa dell'uscita degli assessori, in una città asfissiata dallo smog (tanto che le stesse autorità hanno dovuto mettere in scena la farsa del blocco domenicale del traffico) e dalla congestione dovuta anche ai cantieri per metropolitane nuove ed Expo 2015 .
A me, piuttosto, saltano all'occhio due particolari:
– il fatto che, a quanto sembra dalle cronache, quegli autisti non fossero potentissimi dipendenti regionali, bensì ricattabilissimi esterni;
– l'impossibilità, anche volendo, di applicare la sanzione per chi tiene il motore acceso inutilmente, tanto è scritta male la norma (introdotta nel 2007 nel Codice della strada).
Quanto agli autisti precari, il particolare dà ragione al sindacato di categoria Siar, che reclama uno status "privilegiato" per la categoria. Nel senso che un autista che abbia precise prerogative e diritti sarebbe (auspicabilmente) anche meno incline ad eseguire ordini senza buonsenso, come restare in strada a motore acceso in attesa di un assessore che invece non arriva (e che comunque, se arrivasse, farebbe bene a perdere quel paio di minuti necessari a fare le cose in regola e in modo ecologicamente corretto, come richiesto a tutti noi). Ovviamente, poi tutto starebbe nel gestire correttamente queste prerogative, per evitare di creare ulueriori privilegi.
Quanto alla multa per il motore acceso, i 200 euro (ora 205) introdotti dal decreto Bianchi sotto la pressione dei Verdi non sono applicabili perché la norma (comma 7-bis dell'articolo 157) richiede che si faccia un'indagine vera e propria sulla volontà del trasgressore, per scoprire se per caso lo stia facendo per tenere in funzione l'impianto di condizionamento. Solo in questo caso costui sarebbe punibile. E poi, quand'anche si andasse a fare il processo alle intenzioni, si potrebbe sottilizzare su che cosa s'intenda per impianto di condizionamento: comprende anche il riscaldamento o no? Non è sono barzellette, è la legge. Che poi ovviamente nessuno riesce ad applicare.