Duecento auto al chilometro in Italia, 30 in Francia. Come faremo a ridurre gli incidenti?

Come facciamo a far calare gli incidenti (e quindi le tariffe dell'assicurazione Rc auto) al livello della Francia, se su ogni chilometro di strada abbiamo mediamente 201 automobili (e lasciamo perdere moto e camion) mentre sulla rete francese ce ne sono solo 30? Può sembrare provocatoria, ma la domanda che pone Elio Pugliese (presidente dell'Uea, Unione europea assicuratori) nella lettera aperta che ha scritto l'altro ieri (Scarica LETTERA APERTA UEA AL GOVERNO E ALL'ISVAP) è ineludibile. Tanto più che quel chilometro di strada è mediamente più fatiscente rispetto a uno francese (al netto di alcune eccellenze autostradali italiane), come si ricava dai ripetuti allarmi della Finco.

La quale, peraltro, giusto lunedì scorso ha ricordato ai vertici tecnici del ministero delle Infrastrutture che i quattro decreti attuativi della riforma del Codice per la parte che riguarda la messa in sicurezza delle strade sono ancora in alto mare. Per due decreti è già scaduto il termine di emanazione previsto dalla riforma, per gli altri due si sta avvicinando. Poco male, si dirà: solo per una su un totale di trenta e passa norme attuative della riforma si è fatto in tempo, così è stata messa a nudo la "faciloneria" dei politici, che hanno inserito nella legge tutto e il suo contrario, lasciando poi ai tecnici ministeriali l'arduo compito di far quadrare tutto nella pratica. Ma intanto – ricorda la Finco – più tardi escono i decreti e minori sono le possibilità di trovare i fondi per renderli davvero efficaci, visto che il ministero dell'Economia non aspetta e dirotta le risorse per tappare i vari buchi che si aprono di giorno in giorno nel bilancio dello Stato. E c'è pure da risolvere la contraddizione tra la riforma del Codice (che impone di mettere in sicurezza tutte le strade) e il testo-base del Dlgs di recepimento della direttiva europea 2008/96 (che è giunto in Parlamento in una formulazione limitata fino al 2020 alla sola grande viabilità).

Potrete anche dire che la congestione delle strade italiane può rivelarsi provvidenziale: abbassa la velocità, contribuendo a mitigare le conseguenze degli impatti, altrimenti rese più gravi proprio dalle carenze strutturali (pensate ai guard-rail spesso fatiscenti). In pare è anche vero, tanto che la maggior parte dei sinistri che appesantiscono i conti delle compagnie assicurative e gonfiano le tariffe Rc auto è fatta di eventi non gravi. Ma, seguendo il filo del ragionamento, va detto che nella marcia con traffico intenso tantissimi incidenti si possono evitare semplicemente rispettando le regole, senza nemmeno essere padroni di tecniche di guida sopraffine. Per questo motivo era stata istituita la patente a punti, che prevede penalità per quasi tutte le infrazioni (non sono per le più gravi), così la gente dovrebbe pensare che anche un "peccato veniale" gli costa un pezzetto della licenza di guida. Ma per caso voi avete visto che è aumentato il numero dei guidatori che mettono la freccia, rispettano le corsie e tutte le altre regole sulle quali non ci sono controlli automatici?

  • Ciro |

    Beh difficile dire come questa statistica influsica veramente sugli incidenti.
    Sono più d’accordo sul fatto che in Italia manchi l’educazione verso il prossimo, non solo in strada.
    Mi piace l’esempio delle frecce visto che qui troppi hanno il vizio di frenare e poi mettere la freccia all’ultimo (e tanti pensano che non serva se si svolta a destra) per non parlare dell’utilizzo delle corsie in autostrada.
    Ma come detto è un problema che va oltre,basti pensare alle scale mobili della metropolitana.

  • andrea105 |

    credo che questa statistica sia inattendibile, nel senso che le 200 auto a km sono solo teoriche, cioè sono quelle immatricolate;
    occorrerebbe vedere quante auto (al km per unità di tempo) circolano su strade analoghe in Italia e Francia;
    non è che in Italia ci siano molte più auto tenute ferme o che circolano poco?

  • peofsz1600 |

    La densita’ di popolazione italiana e’ piu’ elevata di quella francese, soprattutto perche’ nell’enorme area metropolitana di Parigi vive un’elevata percentuale di cittadini.
    In Italia, invece ci sono regioni (Veneto, Emilia Romagna) nelle quali non c’e’ soluzione di continuita’ tra il vari agglomerati urbani, vanificando di fatto i servizi collettivi.
    Insomma il confronto non e’ solo sul numero delle auto per KM, ma coinvolge altri aspetti che vanno al di la’ dall’auto.
    Tra l’altro spero che su queste statistiche vengano eliminate le auto con piu’ di 20 anni che essendo veicoli di interesse collezionistico, non dovrebbero essere considerate nei conteggi sulla composizione del parco auto di uso quotidiano

  • M |

    stavo quasi per apprezzare una volta tanto il discorso (più traffico = più incidenti, cosa ignota solo in italia) e si è finiti ancora con una affermazioni inaccettabili: “meno male che il traffico abbassa la velocità” oppure “che bello punire le infrazioni veniali”! la velocità di un veicolo è tutto, se avessi il teletrasporto andrei la mattina a lavorare in cina e non sarei dovuto emigrare e fare la vita del pezzente lontano da casa! più lenti sono gli spostamenti meno sono le occasioni di lavoro e guadagno. Non ci sono altri commenti da fare
    [risponde Maurizio Caprino] E allora lasciamo la rete stradale così com’è (perché tanto più o meno così rimarrà, inutile illudersi) e aboliamo i controlli che già ci sono: scommettiamo che si arriva alla paralisi totale? Sgomitare tutti (anche con infrazioni veniali) per guadagnare anche un solo metro fa fermare tutto (basta vedere che succede nei restringimenti di carreggiata per incidenti o cantieri), con buona pace di qualsiasi occasione di guadagno.

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