Come i camionisti stanno capendo che è meglio che le multe fiocchino

Negli ultimi anni, è accaduta una cosa impensabile fino a poco prima: le associazioni degli autotrasportatori hanno preteso sanzioni più severe e certezza che chi sgarra le paghi. Sì, le hanno proprio pretese. Uso questo termine non a caso, perché non è la prima volta che una categoria chiede rigore ma poi all'atto pratico "si accontenta" di molto meno. Così oggi col sistema sanzionatorio per i mezzi pesanti c'è poco da scherzare (resta "solo" da discutere sulla frequenza dei controlli su strada e – soprattutto – sulle imprese).

Come si è arrivati a questa svolta? C'è dietro solo la pressione della concorrenza straniera "senza regole"? E come possono impattare queste novità su un settore che fondamentalmente è rimasto arretrato, con troppi padroncini frammentati e deboli? Ha cercato di capirlo la collega Deborah Apolloni, nel suo libro "Razza padroncina – Dieci anni di autotrasporto 2000-2010", presentato oggi a Roma. Deborah ha preso in esame gli ultimi dieci anni perché sono proprio il periodo nel quale la svolta è maturata e perché lei ha seguito il settore in prima persona. Prima dall'ufficio stampa dell'allora ministero dei Trasporti, poi come collaboratrice dell'informazione specialistica del Sole-24 Ore. Per capire di più, ha interpellato non solo i big della politica e del sindacato, ma è andata a sentire anche autisti e piccoli imprenditori del settore. Un dettaglio importante per capire dal di dentro un mondo così frammentato.