Che tristezza leggere su repubblica.it che nel Padovano Pd e Lega litigano sul colore delle strisce pedonali. Una storia semplice e nemmeno nuova: una decina d'anni fa, in qualche città sparsa per l'Italia avevano cominciato a inserire le strisce in una fascia di asfalto colorata di rosso sperando di renderle più visibili, poi qualche sindaco di centrodestra ha pensato che ciò potesse essere propagandistico a favore della sinistra e la fascia l'ha colorata di azzurro. Ora a San Martino di Lupari (Padova) spunta una fascia verde, perché il sindaco è leghista. Si potrebbe ironizzare dicendo che prima o poi, con la disgregazione politica in atto in questo Paese, vedremo una fascia a pois. E invece c'è poco da ridere: l'articolo è tutto in chiave politica, con un consigliere regionale del Pd che chiede un parere al comando regionale della Polstrada e, di fronte all'ovvia risposta del dirigente di turno, argomenta che il sindaco disattende le indicazioni del suo collega di partito Maroni (come se il dirigente avesse chiamato il ministro prima di rispondere su una questione così semplice).
Il problema vero, invece, sta tutto nella sicurezza ed è stato chiarito da molti anni: i Comuni che dipingono le fasce attorno alle zebre non solo fanno una cosa non prevista dal Codice, ma si prendono anche la responsabilità in caso d'incidente, visto che la vernice fa diminuire l'attrito ruote-asfalto, rendendo più difficili frenate e scartate di emergenza. Lo ha scritto negli anni Novanta l'allora ispettorato Circolazione e traffico dell'allora ministero dei Lavori pubblici. Da quell'epoca, sono cambiati tanti ministri, di tanti colori politici. Ma i tecnici dell'ispettorato, confluiti nel dipartimento Trasporti terrestri del ministero delle Infrastrutture, sono sempre loro e continuano a scrivere che quelle strisce non vanno bene.
La cosa più triste è che non possono multare i Comuni inadempienti: tra le tante novità del Codice, manca un meccanismo immediato per farli rigare dritto su questo. Siamo fermi alla vecchia diffida con intervento diretto del ministero a rimuovere l'obbrobrio a spese del Comune se quest'ultimo non provvede entro 15 giorni. Tanto lavoro per non poter applicare alcuna sanzione. E così si limitano a scrivere pareri, anche per non affogare in un mare di diffide che poi non riuscirebbero a seguire.