Ricordate quel vigile

Come si fa a non essere d'accordo col sindaco di Roma, che ha annunciato di voler intitolare una piazza o una scuola a Maricica, la donna rumena morta dieci giorni fa per un pugno sferratole alla stazione metro Anagnina? L'iniziativa di Alemanno non fa una piega, per carità. Solo che qualcuno se l'è presa e non ha torto nemmeno lui: il consigliere circoscrizionale Massimo Inches ha ricordato al sindaco che nessuno tra i suoi predecessori ha avuto una sensibilità analoga nei confronti di Bruno Montesi, vigile urbano morto da eroe nel 1981 (quando evidentemente i politici erano molto meno attenti a fare "marketing della bontà").

Va ricordata, la storia di Montesi. Lo facciamo attraverso le parole di Inches.

Era il 1° marzo 1980, una pattuglia di motociclisti della polizia municipale romana transitava alle 17,10 su Ponte Garibaldi, l’agente Bruno Montesi, classe 1949, vide una donna in acqua nel Tevere dibattersi tra i flutti per reggersi a galla; noncurante dei rischi, Montesi non esitò a gettarsi nelle acque putride del fiume, riuscendo con veloci bracciate  ad afferrarla e portarla a riva, salvandole la vita.

Dopo un po’ di tempo l’eroico vigile si ammalò di leptospirosi, dimagrendo in poco tempo 12 kili, ma, per portare lo stipendio alla famiglia, rientrò per un breve periodo in servizio, purtroppo la malattia ebbe il sopravvento, i medici gli asportano parte del fegato, ma le cure non servirono a salvargli la sua di vita ed il 24 Novembre 1981 morì, a soli 32 anni.

Il Comune ha  conferito la medaglia d’argento al valoroso dipendente, ma non ha fatto altro per dimostrare riconoscenza all’eroe Bruno Montesi, non gli ha intitolato nulla, per farlo ricordare per sempre come esempio di altruismo e di grande coraggio civico alle nuove leve, non gli è stata neanche riconosciuta la causa di servizio e nonostante le richieste dell’associazione dei vigili urbani, non è stato lasciato il posto di lavoro ad un altro suo familiare.

  • nicola |

    sono in servizio dal 1982 e sono stanco di essere preso in giro dai politici dai media e dalla ipocrisia.
    Si è dovuto aspettare che il Sindaco intitolasse una p.zza ad una cittadina Romena , perchè qualcuno si ricordasse di un collega , che ha dato la sua vita per il prossimo?
    E’ ora di reagire e chiedere pari dignità e equiparazione contrattuale alla stregua delle forze di polizia, alla quale va il massimo rispetto, ma non è forse vero che si fà lo stesso lavoro?
    Allora cari colleghi della Capitale, voi potete dare il la a questa riforma e alla approvazione della tanta sospirata lex 65/86.
    Buon lavoro.

  • DELUX |

    SONO UN AGENTE DELLA POLIZIA LOCALE.
    INTITOLARE UNA PIAZZA A QUESTO COLLEGA EROE SAREBBE IL DOVEROSO RICONOSCIMENTO A CHI QUOTIDIANAMENTE METTE A REPENTAGLIOLAPROPRIA INCOLUMITA’ PSICO- FISICA A FAVORE DELLA COLLETTIVITA’.

  • franco |

    chi fa il suo dovere, in Italia, viene vituperato. E’ il caso degli appartenenti alla Polizia Locale, quelli che fino al 1986 si chiamavano Vigili Urbani. Se si può denigrarli,attccarli, aggredirli ben venga…. Se si deve riconoscere quanto fanno per la legalità e per il prossimo, beh, allora chissefrega.A scuola si dovrebbe insegnare l’educazione ed il rispetto per le Istituzioni, siano esse rappresentate dai poliziotti o dai Magistrati…..

  • Claudio |

    sono d’accordo con il consigliere comunale ad intitolare una via al valoroso agente di Polizia Locale allora vigile urbano, ma colgo l’occasione per ricordare tutti i caduti in servizio della polizia municipale di Roma e d’Italia….e pensare che un altro vigile di Roma, tale Renzaglia, tre anni fa andava in pensione dimenticato da tutti e dall’amministrazione in particolare dopo essere stato vittima di un attentato delle brigate rosse che lo lasciarono in terra quasi esangue e dovette fare 1 anno di ospedale….

  • Vinicio |

    La storia mi colpisce molto perchè nel 1981 cominciavo anch’io a lavorare nella Polizia Municipale.
    Comunque sono daccordo con il consigliere M. Inches nel voler riaprire il caso per ricordare questo magnifico uomo che ha dato la propria vita per un’altra persona.
    Ignobile non riconoscere la causa di servizio.

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