Dunque, l'Isvap adesso indaga sull'Assitalia, che avrebbe organizzato una "campagna" di disdetta in massa per le polizze dei suoi clienti in Campania, Puglia e Calabria. La patata bollente è stata portata ieri dall'Adiconsum sul tavolo di confronto tra l'autorità di vigilanza e le associazioni dei consumatori. I particolari della storia potete leggerli su "Il Salvagente" in edicola questa settimana, che smentisce il "non mi risulta" pronunciato qualche settimana fa dal presidente dell'Ania, Fabio Cerchiai. Ma, in fin dei conti, è proprio una notizia così importante? In sé e per sé, no: di disdette in massa (che consentono di sbarazzarsi dei clienti nonostante l'obbligo di offrire polizze Rc auto, perché, se il cliente stesso ne chiede un'altra, gliela si propone a carissimo prezzo, facendolo desistere) si parla dalla fine degli anni Novanta e io stesso ci feci sia un'inchiesta su "Quattroruote" di aprile 2001 sia un paio di pagine sul Sole-24 Ore Sud" nel 2008 e nel 2009. Il punto è che cose del genere accadono ancora oggi. Nonostante centinaia di convegni, riunioni, audizioni parlamentari e pagine di giornale. E nonostante la messa al bando dell'elusione dell'obbligo a contrarre, peraltro rafforzato dalla Corte di giustizia Ue che ha respinto un ricorso delle compagnie per abolirlo. Quindi c'è qualcosa che non funziona. Ecco cosa.
Quella delle compagnie è la reazione sbagliata a un sistema sbagliato. Nel quale i vari attori, anziché concertare una risposta ai mali del settore (essenzialmente frodi, assenza di norme che diano limiti ragionevoli ai risarcimenti ed eccesso di incidenti rispetto ai Paesi più civili), si muovono l'un contro l'altro armati. Difficile stabilire chi abbia cominciato. Sta di fatto che ormai da tempo lo fanno tutti ed è diventato difficile distinguere torti e ragioni, in una storia tutta italiana di reciproca diffidenza tra i protagonisti, che – da italiani navigati – sanno bene che impegnandosi seriamente si rischia solo di perdere faccia ed energie, perché si finisce impantanati tra bizantinismi, particolarismi e interessi privati.
Ecco quindi che – nel conflitto tra cavilli di privacy sollevati dal Garante e volontà delle compagnie di gestirsi "in proprio" le informazioni – abbiamo dovuto attendere prima di dare all'Isvap il compito di fare una banca dati antifrode, presentata la settimana scorsa in anteprima alla commissione Finanze della Camera dopo un'ulteriore lunga attesa tecnica (così forse l'iter del Ddl contro le frodi si sbloccherà). Intanto, continua il conflitto tra compagnie e agenti sul plurimandato: per le prime è un modo per far aumentare le provvigioni degli agenti a scapito dei clienti, per i secondi è un modo per garantire concorrenza tra compagnie. Quanto alla disciplina dei risarcimenti, meglio non sperarci: l'attuale sistema, con la sua incertezza, conviene troppo ad avvocati (ben presenti in Parlamento) e periti, tanto che all'orizzonte non si vede alcuna riforma. Nel frattempo, le compagnie spesso rinunciano a seri controlli sulle richieste di risarcimento (soprattutto quelle minori) e preferiscono proporre ai carrozzieri convenzioni al ribasso, ingaggiando una lotta contro le associazioni di categoria che difendono i margini degli artigiani.
Risultato finale: un gran piagnisteo collettivo, dove non si distingue più nulla. E, soprattutto, non si riesce a capire quali pianti siano "a comando" come quelli di Avetrana e quali siano veri, nel sospetto che tutti alternino i primi ai secondi. Se ne esce solo se TUTTI si mettono in testa che ci vuole senso di responsabilità. Ma chi comincia?