I camion senza regole, i controlli che aumentano e gli uffici che non reggono

I committenti che tirano sul prezzo, la concorrenza che preme, l'esigenza di tagliare i costi. Il tutto rovesciato addosso agli autisti, mandati per strada con pause ridotte allo stretto indispensabile, in sovraccarico e sottopagati, con la minaccia "tanto se non lo fai tu lo farà qualcun altro e noi ti licenzieremo". Fin qui la realtà dell'autotrasporto raccontata venerdì scorso dall'ultima inchiesta de "La Repubblica" (http://www.repubblica.it/cronaca/2010/10/15/news/inchiesta_italiana_15_ott-8069247/) non dice nulla di nuovo: aggiunge solo nuovi nomi di sfruttatori e sfruttati a quelli usciti in altre dolorose occasioni. Ma c'è un fatto nuovo: l'aumento dei controlli, che in parte vi avevo anticipato la settimana scorsa. Il dilagare contemporaneo di irregolarità e illeciti non è una contraddizione: il 2010 è il primo anno intero di applicazione delle nuove strategie della Polstrada, messe a punto soprattuto con le associazioni di categoria, i gestori di strade e autostrade e altre amministrazioni (Motorizzazione, uffici del Lavoro, Dogane, Autorità portuali). Dunque per le imprese non è ancora assodato che chi sgarra paga: sgarrare è ancora un modo per tener testa alla concorrenza che a sua volta sgarra senza essere punita. Per far cambiare mentalità a tutti ci vorrà ancora tanto e vi spiego perché.

Certo, i dati del periodo 1° settembre 2009-31 agosto 2010 sono incoraggianti (Scarica Controlli Polstrada 2010): pur senza farsi condizionare dalle percentuali roboanti (normali quando si parte da cifre basse), va considerato che ogni giorno sulle strade di ciascuna provincia c'è almeno una pattuglia che si dedica solo ai controlli sui mezzi pesanti, che almeno due volte a settimana in ogni regione si piazzano posti di blocco organizzati per verifiche più profonde e che a tutto questo si aggiungono le revisioni a sorpresa su strada fatte in collaborazione con la Motorizzazione, che ci mette 6mila sue "pattuglie" e una ventina di officine mobili. Tutte attività risparmiate dai tagli dei fondi, per cui sopravviveranno anche nel 2011 (certamente a scapito di controlli in altri campi, però).

Ma dobbiamo pure considerare che tutti questi controlli sono roba da specialisti (sia del diritto sia della tecnica) e fruttano poco a chi li svolge. Quindi si basano più sull'abnegazione delle persone. Un'abnegazione che tra poliziotti e uomini della Motorizzazione non è merce rara, ve lo assicuro. Il problema nasce con altri soggetti che non possono non essere coinvolti nell'operazione. Il primo pensiero corre agli uffici del Lavoro: la riforma del Codice della strada prevede un loro maggiore coinvolgimento, segnalando per esempio irregolarità e incidenti gravi in modo da attivare ispezioni su come viene trattato il personale, proprio per evitare le cose che ancora una volta abbiamo letto l'altro giorno. Ma la reazione alla riforma è stata lenta: basta vedere le circolari esplicative diramate agli uffici. E mi si racconta che talvolta "sul campo" è difficile coinvolgere questi e altri uffici: mancano uomini e preparazione, è difficile modificare i soliti orari (8-14, mentre l'autotrasporto – beffardamente – non ha pause). Soprattutto su questo si gioca la sfida per il futuro.

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    Ieri ho percorso in auto l’asse Lucerna-Chiasso. Bene: in due punti dell’autostrada del Gottardo erano accesi cartelli elettronici che dirottavano gli autocarri su piazzali attrezzati dove squadre interforze (polizia, motorizzazione, ufficio del lavoro) sottoponevano a un controllo sommario i mezzi e – a sorpresa – ne passavano un tot a “pettine fino”.
    Questo è ciò che dovrebbe avvenire anche in Italia, diciamo almeno 10 stazioni sui principali assi – poi si potrà cominciare a parlare di controlli con proprietà di linguaggio.
    L’abnegazione degli uomini della Stradale è indubbia, ma è scandaloso che sempre a quella si debba ricorrere… Salvo poi compiangere le vittime quando organici ridotti e infrastrutture elettroniche inesistenti fanno sì che qualcuno paghi con la vita la tanta abnegazione.
    [risponde Maurizio Caprino] In Svizzera però i volumi di traffico sono minori e quindi tutto è più facile da gestire.
    E, sia pure piano piano e con almeno un decennio di ritardo, ci stiamo attrezzando anche noi, soprattutto con “pese dinamiche” (in sperimentazione sul tratto appenninico toscano dell’Autosole) che segnalano i mezzi in sovraccarico alla pattuglia appostata qualche chilometro dopo. Dovrebbero esserci i presupposti affinché vada meglio rispetto alle prime pese fisse messe vent’anni fa da Autostrade in aree di sosta bolognesi e lasciate marcire, come documentai su “Quattroruote”.

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