Il dato, nudo e crudo, è questo: da gennaio a settembre sulle autostrade italiane sono morte 246 persone, 31 in più rispetto al corrispondente periodo del 2009. In termini percentuali, fa un non trascurabile +14,6%, anche se su cifre relativamente basse si fa presto a raggiungere quote preoccupanti. Ma, soprattutto, questi sono i primi dati in aumento dopo anni. Soprattutto, dopo gli anni del dimezzamento (in autostrada siamo riusciti a raggiungere l'obiettivo Ue 2001-2010), che tutti attribuiscono principalmente al Tutor.
Su questi dati si è scatenata la discussione (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2010-10-11/crescono-morti-autostrada-anche-180059.shtml?uuid=AYX7Z2YC&fromSearch). Che è diventata polemica, perché il presidente dell'Aifvs (Associazione italiana familiari di vittime della strada), Giuseppa Cassaniti Mastrojeni, ha attaccato il direttore della Stradale, Roberto Sgalla. In sostanza, a chi gli ha chiesto di commentare il dato, Sgalla ha fatto notare che sarebbe colpa soprattutto dell'inverno piovoso, perché nei due mesi estivi il trend ha dato cenni di inversione. Spiegazione che reggeva un mese fa (e infatti l'ho ascoltata personalmente a un convegno senza che fosse contestata), ma che vacilla perché a settembre (che non è stato così terribile dal punto di vista meteo) le cose non sono andate bene. La professoressa Cassaniti ha contestato questa interpretazione, considerando una diversa aggregazione temporale dei dati (gennaio-aprile e maggio-settembre), dai quali ha ricavato che il peggioramento più netto c'è stato nei mesi di tempo bello, gli stessi nei quali sulla viabilità ordinaria i dati sarebbero invece migliorati.
Di qui l'Aifvs ha tratto una conclusione: avrebbero pesato le bufale mediatiche che hanno dato per vigenti i 150 all'ora in autostrada. Bufale che – come sapete – ho segnalato imbufalito più volte e che a un certo punto di agosto la stessa Stradale si è sentita in dovere di smentire. Poi l'Aifvs rincara la dose ricordando che il peggioramento è iniziato da dicembre 2009, cioè da quando sono uscite le prime bufale, già durante uno dei passaggi parlamentari delle riforma del Codice. Per motivare la sua tesi, l'Aifvs fa perno anche sulla diminuzione dei morti sulla viabilità ordinaria.
La verità è che sulle statistiche relative alle strade normali non c'è da fidarsi: in corso d'anno, i dati sono forniti solo dai principali corpi di polizia nazionali (Stradale+Carabinieri), che però rilevano uno scarso 40% degli incidenti. Se vogliamo dirla tutta, il rischio è che il miglioramento apparente sia dovuto anche al fatto che la Stradale – per garantire il servizio in autostrada pur con meno risorse – ha tolto pattuglie dalla viabilità ordinaria (almeno fino al 31 agosto, poi a settembre c'è stato un recupero) e quindi magari qualche incidente che prima sarebbe stato rilevato da poliziotti è invece finito nella contabilità dei vigili, della quale avremo notizia a fine 2011 (stando ai ritmi consueti, salvo che nel frattempo decolli del tutto e dappertutto il nuovo sistema nazionale di rilevazione "in tempo quasi reale").
Le uniche statistiche recenti che sono affidabili sono quelle autostradali, perché in autostrada opera solo la Stradale e ovviamente deve rilevare tutti gli incidenti mortali. Dunque al momento è su quelle che occorre lavorare per scoprire perché i morti sono aumentati. Ma le uniche cifre rese note non consentono di trovare una spiegazione seria: occorrerebbe capire quali sono stati i tratti che hanno dato problemi e in quali condizioni meteo. In assenza di dati così precisi, potremmo pure ipotizzare che l'effetto-Tutor si vada smorzando, perché la distrazione potrebbe essere aumentata dove si è costretti ad andare piano o perché qualcuno – non avendo ancora preso multe – ha cominciato a riaccelerare. Oppure si può pensare all'effetto-sfogo di chi esce da una tratta sorvegliata dal Tutor e si mette a pestare di brutto. O, ancora, allo spaesamento di chi va più piano di prima e non rallenta più abbastanza quando abborda il primo svincolo largo ma con raggio di curvatura "traditore" (penso alla rampa iniziale della A14 a Bologna, provenendo dai 189 piattissimi chilometri che portano in quel punto da Milano).
Sarebbe pure interessante sapere se i morti si concentrano più tra i conducenti o tra i passeggeri. Il sospetto è che come al solito pesi il fatto che la gente non allaccia le cinture posteriori.
Ipotesi. Fino a quando nessuno farà uno studio preciso sui dati o non metterà a disposizione cifre divise per tratto, tutti potranno pensare tutto. In ogni caso, mi sembra la conferma che:
– dopo la prima "sgrossata" (il dimezzamento ottenuto nell'ultimo decennio) migliorare ancora diventa progressivamente più difficile (per il noto concetto di marginalità, caro a chi ama grafici e numeri);
– quando si parla di sicurezza stradale non si può mai dormire sugli allori, perché intervenire per risolvere un problema quasi sempre ne crea un altro e bisogna essere pronti ad affrontare anche quello.