Da una decina d'anni c'è un poliziotto vicentino, Alessandro Zadra, che fa ricostruzioni in 3D degli incidenti stradali. Inizialmente solo per passione, poi anche per dare ai giudici un supporto più convincente rispetto ai soliti disegni e foto: col suo sistema si può vedere la scena sul computer, scegliendo anche il punto di vista del conducente A o del pedone B, per valutarne meglio le responsabilità. Le ricostruzioni vengono portate anche a eventi pubblici sulla sicurezza e fanno sempre un grande effetto. Una di quelle che colpiscono di più è l'incidente del ciclista travolto al buio su una stradina di campagna da un'auto in sorpasso che proviene dal senso opposto: nonostante una velocità che forzatamente non è elevata, il guidatore dell'auto accelera senza poter vedere il ciclista, la cui sicurezza è affidata al "lumino" obbligatorio (alimentato da dinamo o da pile a torcia).
Stamattina sul Sole-24 Ore del Lunedì approfondisco il tema, in vista dell'entrata in vigore – domani – del giubbino obbligatorio per ciclisti in galleria e fuori città se è buio. Vi basti pensare che con una buona luce a led vi vedono ad appena 80 metri, con un giubbino anche a 300.
Tanto che sempre stamattina Rino Nasti, che dirige l'agenzia regionale Sicurezza stradale della Campania, mi fa notare che pure in moto (nonostante i fari ben più potenti rispetto alle bici) il giubbino servirebbe. Circostanza appena confermatami da Filippo Segato dell'Acem (l'associazione europea dei costruttori di moto), in base a statistiche che vedono il non essere visti in cima ai fattori di rischio per i motociclisti (soprattutto negli impatti laterali, dove nessun faro è visibile). L'Acem tiene a sottolineare questo, per sottolineare che le nuove norme che la Ue sta definendo su inquinamento e sicurezza rischiano di portare fuori strada: tra le altre cose, impongono il costo di un Abs (comunque poi da valutare, potrebbe scendere per le economie di scala), che servirebbe meno di una luce supplementare.
Alla fine, la morale è sempre quella: più che gli obblighi imposti dallo Stato, servono la preparazione e la coscienza di chi va su strada. E, purtroppo, la preparazione (quella vera) lo Stato non la dà.