Una morte assurda, dicono le cronache di oggi. Una morte doppiamente evitabile, dice la tecnica. Il caso è quello del poveretto precipitato la notte da un viadotto autostradale a Udine per aver scavalcato il guard-rail in cerca di un luogo appartato e sicuro per una pipì. Da un lato c'è il grave errore di essersi fermati dove mai si dovrebbe, se non quando è materialmente impossibile andare avanti: sulla corsia di emergenza, dove – soprattutto di notte – non solo si può scambiare un precipizio per una campagna ma si rischia pure di essere travolti da chi sopraggiunge stanco o distratto (mi pare di ricordare che gli incidenti di questo tipo siano in aumento, a breve dovrebbe arrivarmi l'analisi Aiscat più aggiornata). Dall'altro c'è l'assenza di una rete di protezione sotto il viadotto: non sono tanti i casi in cui si muore così, ma di certo accadono da sempre e su altri tratti le reti ci sono.
Immagino che qualcuno di voi riterrà assurdo imporre ai gestori anche le reti sotto i viadotti e calcherà la mano sulla leggerezza con cui la gente continua a fermarsi lungo un'autostrada. Obietto che può capitare di scavalcare un guard-rail non solo per un proprio errore, ma anche per una necessità assoluta. Come, per esempio, scappare lontano da un camion che sta bruciando e rischia di esplodere. O semplicemente scappare da un pericolo senza andare incontro al rischio di essere investiti da un altro veicolo che sopraggiunge.