Svelato il mistero di Cervia. A giugno mi era stato segnalato un semaforo spento, apparentemente dotato di un sistema di controllo infrazione e piazzato nel nulla di una strada periferica della nota località turistica del Ravennate. S'ipotizzava il prototipo di un Velo Red, rilevatore di passaggio col rosso che in due anni non è stato ancora omologato dal ministero delle Infrastrutture perché servono ulteriori verifiche. E invece no: quel semaforo è semplicemente un Rosso Stop, congegno che rileva la velocità e fa scattare il rosso quando sente l'avvicinarsi di un veicolo che corre troppo. Pericoloso, come ho scritto più volte e come ha notato il ministero stesso. Ma la riforma del Codice ha sdoganato i dispositivi di questo tipo: il ministero stesso entro il 12 ottobre dovrà emanare un decreto (sentiti peraltro i rappresentanti delle autonomie locali) per fissarne le caratteristiche. Insomma, quegli stessi tecnici ministeriali che hanno bocciato il Rosso Stop ora dovrebbero fare in modo che nuocia il meno possibile. Ce la faranno. E rispetteranno il termine del 12 ottobre, visto che non c'è alcuna sanzione e – immagino – alcuna voglia?
Se così fosse, la riforma avrebbe fatto un autogol. Perché praticamente ha certificato che i Rosso Stop già installati, senza un decreto ministeriale che li disciplini, sono fuori legge: le note ministeriali che negli scorsi anni esprimevano le perplessità di cui sopra non hanno valore vincolante.
Sia come sia, a Cervia hanno deciso che il Rosso Stop non serve più. Parlando col comandante della Polizia municipale, ho appurato che non hanno intenzione di riaccenderlo nemmeno se arrivasse l'ok del ministero.