Facciamo un po' di conti. Domani la Camera dovrebbe dare ufficialmente alla sua commissione Trasporti il potere di approvare il Ddl sicurezza stradale e giovedì dovrebbe arrivare il voto finale di Montecitorio. Quindi, la prossima settimana si torna al Senato per il quarto passaggio, che dovrebbe essere definitivo (salvo che le fibrillazioni della politica non facciano saltare l'accordo trovato la settimana scorsa). A quel punto, saremo a metà luglio e, per quanto ci sia la volontà di far presto, ci vorrà almeno (almeno) un'altra decina di giorni prima che il Ddl venga definitivamente approvato, promulgato e pubblicato. Nella speranza che il presidente della Repubbica ne condivida l'urgenza, autorizzando l'entrata in vigore immediata, senza i 15 giorni di vacatio legis. Dunque, arriveremo ai primi di agosto. Cioè al grande esodo, come la politica voleva per giocarsi il grande impatto mediatico del provvedimento e come le alte sfere ministeriali auspicano per le conseguenze che questo impatto può avere sulla riduzione degli incidenti (abbiamo obiettivi Ue da rispettare).
Ma l'esperienza insegna che i giri di vite estivi sono difficilmente gestibili su strada: troppe novità, quindi troppi punti oscuri per le pattuglie e gli uffici operativi, già impegnatissimi a tener a bada il traffico. E non parliamo delle ferie, perché in situazioni del genere almeno i corpi di polizia nazionali sono almeno per qualche giorno mobilitati. Inoltre, bisogna aggiornare i sistemi informatici ed emanare le prime circolari, che poi immancabilmente verranno messe in discussione e non potranno abbracciare tutti i casi particolari che la realtà – soprattutto quella dell'esodo – presenta. Tutto già visto, nessun motivo per illudersi che non si ripeterà.
Con la notevole aggravante che questo Ddl non è solo un giro di vite, ma un'autentica riforma del Codice della strada: ne modifica tantissime parti, ben più dei decreti-legge degli anni passati. Non basta: è una riforma disorganica, perché figlia di un mare di emendamenti contrastanti e alla fine non ben coordinati. Spesso questo mancato coordinamento si deve non solo alla distrazione, all'ignoranza o alle pressioni interessate delle lobby: ci sono tecnici che si accorgono dei problemi, ma non possono farli correggere dai parlamentari perché per regolamento non si può più intervenire sui punti del Ddl su cui hanno già votato favorevolmente sia la Camera sia il Senato. E magari, al momento del voto, queste norme erano pure sensate, ma poi sono diventate sbagliate perché magari è stato approvato un emendamento in un'altra parte del Codice che le mette fuori gioco. Questo credo chiarisca anche parte della polemica di questi giorni sui "refusi" di cui la manovra economica del Governo sarebbe costellata: chi se ne stupisce e pensa sia invece una strategia per fare retromarcia sulle scelte che si dimostrano più impopolari sbaglia almeno in parte, perché di norme con errori – piccoli o grandi – ne escono praticamente sempre, ma il grande dibattito politico-mediatico non se ne accorge mai.
Così alla fine toccherà alla Cassazione e alla Consulta metterci una pezza. Con spese legali non da poco per chi incappa nei problemi che queste norme apriranno. E tanto tempo di attesa. Pensate che in questi mesi la Cassazione sta dirimendo molte controversie sulla confisca per alcol o droga, introdotta a maggio 2008.