A Milano è in corso l'ennesima bufera sull'Ecopass. Stavolta, come c'informa Paoblog (http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/10_giugno_22/stella-deroghe-ecopass-1703243145872.shtml) , è colpa del repentino inasprimento deciso dal Comune per i giorni dell'emergenza-smog, in febbraio: per qualche giorno, fu sospeso il libero accesso al centro per le auto con migliore standard antinquinamento (Euro 4, di fatto) ma non dotate di filtro antiparticolato (per inciso, dal 1° giugno questa misura è ripresa ed è diventata permanente). E adesso stanno arrivando le multe a chi non aveva il filtro ed è entrato lo stesso senza pagare.
C'è chi dice che queste persone siano state ingannate da questa decisione improvvisa e chi invece sostiene si tratti solo di furbi. Io credo che, come al solito e dati i grandi numeri, ci siano tanto gli ingannati quanto i furbi. Con la particolarità che, data l'enorme complessità della segnaletica (necessaria per star dietro alla complessità delle regole che Milano si è data e aggravata da un posizionamento dei segnali talvolta sbagliato), in effetti non è così difficile essere indotti in errore. Certo, c'erano in azione i display che pubblicizzavano la novità, ma non tutti sono passati davanti a uno di essi.
In ogni caso, come al solito, il Codacons è alla ricerca di visibilità e preannuncia ricorsi. In realtà, la questione è piuttosto controversa. A prima vista, una recentissima sentenza di Cassazione (la 13730/10, depositata il 3 giugno dalla seconda sezione civile, la più "assidua" sulle questioni di circolazione stradale) sembra di conforto: qui, per una vicenda accaduta a Brescia, i giudici dirimono espressamente il contrasto tra sentenze precedenti stabilendo tra l'altro che la pubblicizzazione dei divieti temporanei solo mediante i mezzi d'informazione non basta. Occorre infatti mettere la segnaletica, anche se – quando un divieto riguarda un'area e non singole strade – basta piazzare i cartelli nei punti d'accesso all'area, senza ripeterli via per via.
Il punto, però, è che nel caso dell'Ecopass la segnaletica non va per il sottile: si limita a esporre gli orari in cui l'accesso al centro è a pagamento e a specificare che gli "autorizzati" entrano gratis. Chi sono gli "autorizzati"? I segnali non lo dicono. Dev'essere l'utente a sapere chi sono. Se non lo sa, prima dei limiti della zona Ecopass trova altri cartelli un po' oscuri che riportano un numero al quale chiedere informazioni.
A questo punto, le domande da porsi sono due:
1. erano gli addetti al call center adeguatamente preparati per informare gli utenti delle misure di emergenza in vigore in quei giorni?
2. la Cassazione riterrà sufficiente (anche indipendentemente dalle misure temporanee) il metodo d'informazione via call center?
P.S.: della complessità assurda delle regole Ecopass discute oggi anche Paoblog (http://paoblog.wordpress.com/2009/05/07/multe-sulle-corsie-riservate-maxiannullamento/), nonostante il fatto che lui lavoro a Milano e quindi ben conosca vie e regole. Figuratevi un poveraccio che arriva in auto da un paesino della Basilicata, magari per assistere un parente ricoverato in ospedale. La sensazione è che tutti si siano chiesti come fare le regole dell'Ecopass nel modo più opportuno per traffico e inquinamento, dimenticandosi che poi il momento decisivo è quello sulla strada, dove tutto va spiegato con i cartelli…