Lo sprint della Ue nella riduzione dei morti su strada: la politica fa vincere Irlanda ed Estonia. Italia bene ma fuori concorso

Stamattina l'Etsc ha distribuito i premi ai Paesi che nel 2009 hanno ridotto della percentuale più alta il numero dei morti per incidente stradale. Un'occasione per fare il punto sul cammino verso il traguardo di dimezzamento delle vittime fissato nel 2001 dalla Ue, da raggiungere entro quest'anno. E per parlare degli obiettivi del prossimo decennio, che Bruxelles sta per fissare.

Dunque, i risultati migliori del 2009 in percentuale(http://www.etsc.eu/documents/copy_of_22%2006%20ETSC%20PR%20PIN%20Report%202010.pdf) li hanno ottenuti Slovacchia, Lituania, Danimarca ed Estonia. Ma l'Etsc ha deciso di premiare solo quest'ultimo Paese, assieme all'Irlanda: si è voluto dare importanza alla volontà politica, soprattutto quella per contrastare velocità e alcol, i fattori che più stanno a cuore all'Etsc assieme alle cinture. Il primato di Irlanda ed Estonia, visto con gli occhi dei Paesi più avanzati, lascia il tempo che trova: è più facile migliorare partendo da una situazione deficitaria. Tanto che l'Irlanda è stata premiata pure perché ha in corso la riduzione del tasso alcolemico consentito da 0,8 a 0,5 g/l, cosa che l'Italia ha fatto già nel 2002. E, tra i motivi che hanno portato al riconoscimento per l'Estonia, ci sono il montaggio dello spartitraffico centrale e l'allontanamento dei pedoni su alcune autostrade. Occorre verificare la costanza dei progressi sul lungo periodo.

Per questo è più significativo il dato 2001-2009, riassunto nel grafico a canne riportato alla nota 7 del comunicato.

In questo campo, l'Italia non sfigura affatto, con una riduzione del 44%, superiore alla media dei 27 Stati Ue (36%) e appena alle spalle della Francia, l'ultimo Paese dello sparuto gruppo di quelli che si prevede possano raggiungere entro quest'anno il traguardo del 50%. L'Etsc si dice in generale ottimista, perché il 2009 ha segnato un calo medio dell'11%, il migliore di sempre.

In ogni caso, occorre andarci piano: ben otto Paesi (tra cui l'Italia) hanno presentato per il 2009 dati provvisori e comunque i criteri di contabilizzazione sono variabili (ricordo a tutti che solo adesso l'Italia si sta dando da fare per recuperare i dati di quei Comuni che per anni hano omesso di fornirli all'Istat, falsando al ribasso le statistiche nazionali). Non a caso, oggi a Bruxelles il rappresentante svedese ha chiesto uno sforzo a livello comunitario per migliorare il monitoraggio dei dati (e – sempre non a caso – la Svezia ha cominciato a fare distinzioni tra feriti gravi e feriti lievi, altrimenti non si riesce a valutare correttamente nemmeno l'efficacia dei provvedimenti che si prendono).

Per il futuro, l'Etsc chiede alla Ue di fissare nuovi ambiziosi obiettivi di riduzione dei morti, da raggiungere entro il 2020. Ancora una volta, la via che si suggerisce per arrivarci è la repressione. Partendo dalla tanto contrastata (ne sento parlare da 15 anni) direttiva sull'applicazione delle sanzioni a chi commette infrazioni all'estero. Oggi di fatto si viene puniti solo se si è fermati subito: troppo difficile rintracciare il trasgressore a casa e costringerlo a pagare la multa e/o ritirargli la patente (quando previsto dalla legge). Lo schema da anni in discussione prevede l'applicazione e l'incasso delle sanzioni direttamente da parte dello Stato di residenza, che quindi ha un incentivo a procedere (ovviamente su segnalazione dello Stato in cui è stato commesso l'illecito).