La Cassazione “toglie la fiducia” al Telelaser. E gli avvocati ringraziano

In Cassazione, il Telelaser aveva superato praticamente tutti gli esami. Anche quello più insidioso: l'attribuzione dell'infrazione a un determinato veicolo nonostante l'apparecchio non possa documentarla con una foto (che comunque dal 2003 è stata aggiunta come – costoso – optional, perché molti giudici di pace continuavano ad essere convinti e i corpi di polizia mica possono andare sempre fino in Cassazione). Ieri, però, le certezze si sono sgretolate: come scrivo sul Sole-24 Ore di oggi (pagina 35), la Corte ha annullato una multa verbale perché lo scontrino stampato dall'apparecchio riportava una data sbagliata. Un vizio che in precedenti sentenze era stato ritenuto veniale. E che a maggior ragione lo era in questo caso: qui il trasgressore era stato fermato subito, quindi c'era l'assoluta certezza della data, che infatti era stata correttamente inserita nel verbale (che poi è l'atto che giuridicamente fa fede). Infatti, i giudici stessi non mettono in dubbio la data (e ci mancherebbe!). Ne fanno una questione di funzionamento dell'apparecchio: se era sbagliata la data – questo il loro ragionamento – chi ci garantisce che non fossero fasulle le rilevazioni della velocità?

Domanda intrigante, non c'è dubbio. Ma alla quale un tecnico dà subito una risposta tranquillizzante: la data e la velocità non c'entrano assolutamente l'una con l'altra, perché la prima è impostata dagli operatori (è come regolare un orologio), la seconda viene misurata dall'apparecchio in modo completamente automatico e altrettanto automaticamente le rilevazioni si bloccano se il sistema di autodiagnosi segnala una qualche anomalia. Certo, l'autodiagnosi non è infallibile e all'epoca dei fatti in questione (2003) quegli apparecchi non erano soggetti a taratura periodica, per cui uno zero virgola di dubbio resta sempre. Ma, appunto, è uno zero virgola. E, soprattutto, non lo si può motivare col fatto che il datario era regolato male. Se i giudici avessero voluto eccepire qualcosa, avrebbero dovuto fare un discorso su taratura e/o affidabilità intrinseca dell'apparecchio. Che invece non hanno fatto.

Ciò stupisce, perché la sezione della Cassazione che si è espressa non era una qualsiasi, ma la seconda civile, cioè quella che normalmente si occupa di queste cose (tanto che esistono due precedenti del 2005 in senso contrario) e quindi ha le maggiori competenze. Ma non bisogna stupirsi più di tanto: la seconda sezione è la stessa che alla fine dello scorso anno era riuscita a dare ragione a una signora del Varesotto passata col rosso pieno, inventandosi di sana pianta.anche qui una presunta inaffidabilità dell'apparecchio e un falso obbligo di presenza del vigile durante il suo funzionamento (http://mauriziocaprino.blog.ilsole24ore.com/2010/01/semafori2-tutti-i-giudici-le-danno-ragione-ma-la-signora-aveva-torto-marcio-altro-che-rimborso.html).

Dunque, il messaggio è triste: se avete torto marcio, tempo e soldi, provate comunque ad andare in Cassazione. Avrete sempre una possibilità di spuntarla. E gli avvocati ringraziano: tutto lavoro in più.

  • Maurizio |

    Il sistema è pensato per far cassa sulle spalle dei cittadini non per garantire il rispetto del codice della strada e la sicurezza. Per fortuna questo alcuni giudici l’anno capito…

  • giancar |

    scusate se sono ripetitivo, è il sistema sanzionatorio e giudiziario legato al contenzioso che è sbagliato e fuorviante.
    Un pessimo sistema che garantisce chi viola la legge, punisce le vittime della strada e fa mangiare tanta gente (giudici, avvocati, esperti e comitati) che avremmo tutti voluto utili per la collettività prestando la loro opera nell’agricoltura.
    E’ qui che la manovra correttiva avrebbe dovuto tagliare altro che massacrare i servizi pubblici.

  • Sky One |

    Come dice giustamente lei, il messaggio è triste. Come possiamo pretendere che le leggi vengano rispettate se poi anche (alcuni) giudici emettono sentenze tirando i dadi?

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