Si avvicina il "momento della verità", quella metà di giugno entro la quale il ministro Brunetta ha garantito che completerà l'impresa ciclopica di contare finalmente una per una le auto blu di tutta Italia. Ma c'è chi continua a diffondere numeri senza preoccuparsi troppo di verificarne l'attendibilità. Un comportamento che accomuna molti centri studi in cerca di visibilità mediatica (che noi giornalisti poi concediamo troppo spesso), ma che in situazioni come questa che sto per raccontarvi può diventare pericolosa per l'immagine.
Dunque, Contribuenti.it quantifica in 72mila le auto blu in dotazione ai Comuni. Attenzione, si parla di auto blu, quindi di vetture di rappresentanza, non di mezzi di puro servizio. Ma quali Comuni possono permettersi di mandare sindaco e assessori in giro con l'autista? Non certo quelli piccoli. Nell'ambiente, si stima che questo privilegio sia alla portata dei soli centri con almeno 50mila abitanti, che sono appena 149 su 8mila. E 72mila diviso 149 fa più di 480, che sarebbero le auto blu mediamente in dotazione a ciascun Comune. Un po' troppe, anche perché non si capirebbe chi le guida: pensate che Roma, capitale del bizantinismo e del fasto della Pubblica amministrazione, ha un Comune con "appena" 120 autisti di rappresentanza.
Quindi, rinnovo il dubbio che ho espresso l'altro giorno: non è che nelle statistiche che circolano vengano classificate come auto blu anche le Panda in uso a geometri e messi comunali? E, secondo voi, queste sono davvero auto blu? Probabilmente anche i veicoli di servizio puro potrebbero essere ridotti (soprattutto se Brunetta farà finalmente funzionare la sua Pec, che dovrebbe limitare di molto le necessità di spostare documenti fisicamente), però questa è un'altra storia.