I pedaggi sulle autostrade gratuite? Bene, ma garantiteci che servano a fare i lavori per la sicurezza

Bando alla demagogia: il problema vero del pedaggio su autostrade e raccordi autostradali finora gratuiti (perché in gestione diretta Anas) introdotto dalla manovra economica non è la gabella supplementare imposta a chi viaggia, ma dove finirà il gettito. In teoria, dovrebbe finire alla stessa Anas, per finanziare investimenti, manutenzione straordinaria e gestione, colmando la voragine aperta dalla Finanziaria di quest'anno (che – per la prima volta nella storia – alla voce "manutenzione straordinaria" riporta uno sconcertante "zero", che poi tutti possiamo leggere attraverso le condizioni sempre peggiori delle strade e nella maggior parte dei casi la differenza con le autostrade già a pagamento è imbarazzante). In pratica, però, quali garanzie ci sono sul fatto che alla fine quei soldi vadano effettivamente all'Anas?

Non è solo un mio dubbio: è l'essenza del comunicato (Scarica Finco su pedaggi ANAS manovra 2010) diramato dalla Finco, l'associazione confindustriale che riunisce la filiera della manutenzione stradale. Gente esperta, quindi.

In effetti, garanzie vere non ce ne sono: la norma (articolo 1, commi 1 e 3 del Dl 78/10) si limita a stabilire la destinazione delle risorse all'Anas, ma di fatto nulla vieta che siano dirottate, perché non c'è alcuna sanzione per questa ipotesi. In fondo, da sempre avviene la stessa cosa con l'articolo 208 del Codice della strada per i proventi delle multe. Con l'aggravante che qui – tanto più con la crisi e il rischio di cataclismi finanziari - potrebbe anche essere approvata d'urgenza una legge che toglie quei fondi all'Anas.

Sarebbe una brutta sconfitta per la sicurezza stradale, perché impedirebbe di raggiungere un obiettivo che la Ue ci imporrà dall'anno prossimo, con l'entrata in vigore della direttiva 2008/96: la pianificazione degli interventi sulle strade per renderle più sicure. Infatti, diverrà obbligatoria un'analisi di sicurezza perlomeno su tutta la rete che fa parte di itinerari internazionali. Di lì discenderà la necessità di pianificare una serie di interventi: dal rifacimento dell'asfalto o dell'illuminazione in galleria alla sostituzione di barriere ormai inadatte al peso dei veicoli moderni (lo abbiamo tristemente visto negli anni, in molti post di questa sezione del blog), fino a modifiche di tracciato in singoli punti particolarmente pericolosi, se necessarie. Tutt'altro sistema rispetto a quello attuale: risorse date anno per anno nella Finanziaria (quando vengono date) e in quantità talmente variabile da impedire qualsiasi seria pianificazione. Così la manutenzione si fa solo "all'impronta", dando la priorità all'emergenza del momento. Il resto (cioè la maggior parte degli interventi necessari) non si fa. Anche se causa incidenti, con morti e feriti. E quindi ulteriori costi (di cura e previdenza) per la collettività.