Dunque, ci siamo: Guido Bertolaso sta lasciando la Protezione civile. Un'eredità controversa e pesante, come stiamo leggendo quotidianamente sui giornali. E c'è, poco esplorato, un aspetto stradale: Bertolaso ha dato la spinta a creare il Centro nazionale di coordinamento in materia di viabilità, quando accusò i gestori autostradali di dormire, di fronte alla tormenta di neve che bloccò mezza Italia a inizio 2005. Allora ci si rese conto che occorreva una struttura specifica. Che nacque presto (in fondo, non bisognava certo costruire opere come al G8 o all'Aquila…) e ora sta nella sala operativa centrale della Polizia stradale, elabora strategie e direttive sulle emergenze (come il Piano neve e il glossario che detta agli operatori di Cciss e Isoradio come darci le notizie) e si riunisce in situazioni critiche previste (esodi) e non (nevicate, alluvioni eccetera). Bertolaso lascia proprio quando il Centro inizia a crescere, come annunciato il 14 aprile al suo quinto compleanno.
La crescita si vede già dal nome, cambiato in un più snello "Viabilità Italia". Ma, aldilà delle etichette ad uso mediatico, la notizia è che a Polizia, Carabinieri, Vigili del fuoco, Protezione civile, Anas, ministero di Infrastrutture e trasporti, Aiscat (associazione dei gestori autostradali) e Ferrovie si aggiungono Comuni e Province. Segno che si vuole allargare l'iniziativa anche agli itinerari meno battuti.
Nella presentazione si è parlato molto delle infrastrutture tecnologiche, che sono effettivamente piuttosto avanzate. Certo, si può sempre migliorare, per esempio adottando in modo massiccio i sistemi automatici di segnalazione di coda (bastano spire come quelle del Tutor, da collegare a computer che quando il traffico si ferma attivano segnali luminosi che preannunciano l'intoppo, cosa che può salvare la vita, soprattutto in tratti con curve e gallerie). Ma già il fatto di avere ben 2.800 telecamere è un salto in avanti impensabile dieci anni fa, quando scrivevo della disarmante differenza tra Italia e Francia su questo punto.
Molto importante è anche il principio di funzionamento di Viabilità Italia, perché assicura un coordinamento reale. Infatti, vi lavorano gomito a gomito rappresentanti dei massimi livelli di istituzioni e associazioni che ne fanno parte e quindi dalla sala riunioni di Roma possono partire effettivamente ordini operativi che tutti devono rispettare. Per esempio, il rappresentante dei Carabinieri è un ufficiale in servizio al Comando generale, che quindi può chiamare la stazioncina sperduta sul territorio come se stesse nel suo ufficio e quindi con la sicurezza che gli ubbidiranno. La differenza rispetto a prima è che l'ordine viene impartito più a ragion veduta, consultandosi con tutti gli altri attori di viabilità e sicurezza stradale. E ciò, almeno in questo campo, allontana finalmente gelosie, rivalità e polemiche tra Polizia e Carabinieri.
Dotazioni buone, coordinamento efficiente. Tutto bene, dunque? No, resta un problema: la formazione del personale sul territorio. Per esempio, l'Anas ha speso tanto in pannelli a messaggio variabile, controllati dalle sale operative regionali, che però spesso fanno errori da principianti. Ne ho avuta la conferma giusto la sera prima di andare a Roma alla presentazione di Viabilità Italia: ero sulla tangenziale di Bari sotto il diluvio e i pannelli invitavano genericamente alla prudenza. Eppure i tecnici Anas sanno benissimo che quando piove forte la tangenziale si allaga in punti ben precisi. Perché non avvisare? Forse perché i tecnici addetti alla strada non dialogano con quelli della sala operativa? Chi deve fare cosa a livello territoriale? Speriamo che a Viabilità italia si pongano anche questo problema.