Caschi/2 – Quando i controlli (forse) non funzionano. Ma per il ministero finora è tutto ok

Rispetto alla notizia del post precedente, ben più preoccupante è quest'altra, tirata fuori da Altroconsumo e rilanciata da Paoblog (http://paoblog.wordpress.com/2010/02/01/caschi-da-moto-uno-su-due-non-e-sicuro-il-ministero-tace/): ci sarebbero caschi regolarmente omologati che dal punto di vista legale sono ineccepibili, ma sarebbero insicuri. Questo perché i test ufficiali (sia di omologazione sia quelli a campione che si fanno periodicamente sulla produzione corrente) sarebbero tutti ok, ma le prove analoghe fatte da Altroconsumo hanno dato esito diverso. Chi ha ragione?

Al momento, nessuno può stabilirlo: bisognerebbe controllare sia i controlli già fatti sia i laboratori che li hanno fatti e questo – ovviamente – non possiamo farlo noi giornalisti (salvo spendere soldi che non abbiamo per far fare a nostra volta adeguati contro-test). Le aziende interessate – ovviamente – hanno protestato e Altroconsumo – altrettanto ovviamente – ha confermato la correttezza dei suoi test. Come cittadini, non ci resta che attendere il pronunciamento dell'"arbitro", pagato con i soldi di tutti noi: il ministero delle Infrastrutture, che per legge è competente sulla sicurezza dei prodotti che riguardano tutti noi che andiamo in strada. Arriverà mai questo pronunciamento?

P.S. del 5 febbraio: ora so che il pronunciamento arriverà, perché la Motorizzazione ha già avviato le sue verifiche, che per ora mostrano una situazione regolare. Sono stati presi a campione alcuni esemplari dei caschi sotto accusa e sottoposti a test al Cpa (Centro prove autoveicoli della Motorizzazione) di Milano, dove non sono state evidenziate anomalie. Mancano però i test relativi ad altri modelli, che non sono stati finora reperiti; appena lo saranno, verranno testati anch'essi. A questo punto, la palla ripassa ad Altroconsumo, che potrà fare due cose:

1. adoperarsi affinché siano provati altri caschi dei lotti di produzione sotto accusa (magari la Motorizzazione ha testato esemplari appartenenti a lotti diversi dello stesso modello, in cui con ci sono stati quegli eventuali difetti di fabbricazione che potrebbero essere all'origine del caso;

2. spiegare nei dettagli come ha fatto il test e confrontarsi nei dettagli con la Motorizzazione, in modo da dissipare il dubbio che la diversità dei risultati non derivi da difetti di fabbricazione ma da diverse interpretazioni dei criteri con cui vanno eseguite le prove, come giustamente ipotizza Ombrachecammina nel suo commento a questo post.

  • Fabrizio |

    Le prove di Altroconsumo sono state svolte da un istituto di ricerca (anonimo, per ovvi motivi di privacy e per evitare ritorsioni e pressioni da parte dei produttori di caschi) che svolge le prove anche per il ministero. I punti di impatto sono i medesimi delle prove di omologazione, ma c’è da giurarci che le prove siano state effettuate al di là di ogni ragionevole “aggiustamento”. Con questo non voglio dire che le prove di omologazione siano truccate, ma è assai probabile (ed io questo non lo so con certezza, solo lo congetturo) che il ministero dia degli spettri di superamento dei test, del tipo: “vale come superata la prova globale che dia esito positivo in 3 su 5 singole prove”, mentre il test di Altroconsumo ha esulato da questo genere di aggiustamento. Non vedo altre spiegazioni. Ripeto però che si tratta di mie congetture, cmq. nella disputa sarà il ministero a doversi pronunciare e non Altroconsumo. Tuttalpiù bisognerà che il rappresentante del ministero e un rappresentante di Altroconsumo si mettano seduti attorno ad un tavolo per discutere seriamente, perché ne va della vita delle persone. La cosa scioccante è che ci sono caschi di medio prezzo che risultano superiori di quelli che costano un botto. E lì però starà a noi consumatori ed utenti far sentire la nostra voce. Io sto diffondendo la cosa dentro ai forum di motociclisti ai q, poi vedremo…

  • ombrachecammina |

    Sarebbe curioso scoprire che sia i produttori che l’associazione consumatori abbiano rispettato i protocolli e pur avendo parita’ di campioni abbiano ottenuto risultati diversi. Un protocollo “lasco” che da adito a piu’ (troppe) interpretazioni in certi ambiti, potrebbe aver generato l’inghippo.

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