Il semaforo era rosso, ma l’avvocato non lo sapeva. Così la giustizia diventa una slot machine

Quando me la prendo con gli avvocati che fanno ricorsi tirati per i capelli e quindi vi invito a opporvi alle multe solo quando avete davvero ragione piena, penso di sapere quello che dico. Prendete questa storia. Come potrete leggere su www.poliziamunicipale.it, il Tribunale di Modena (sentenza n. 47 del 15 gennaio)ha dato torto a un signore multato al semaforo con un Vista Red. In un Paese normale, d'altra parte, non sarebbe potuta finire diversamente: da quanto si capisce dalla sentenza, l'avvocato di questo signore non ha fatto altro che usare i soliti, generici argomenti che girano sul web quando si tratta di rilevatori automatici di passaggio col rosso. Lo sventurato legale non aveva tenuto conto di qualche "dettaglio".

Il ricorso era impostato fondamentalmente su due punti:

– l'insufficiente durata del giallo;

– il fatto che l'apparecchio abbia rilevato l'infrazione nonostante fosse stata commessa quando il rosso era appena scattato e quindi non sarebbe stata applicata alcuna tolleranza.

Quanto alla durata del giallo, il Tribunale – riprendendo una recente pronuncia della Cassazione su cui vi ho già scritto – ha risposto che i quattro secondi fissati sul semaforo sotto accusa non sono affatto pochi, perché agli incroci occorre comunque usare la massima prudenza e quindi occorre andare anche più piano rispetto al limite di velocità vigente sul tratto che si sta percorrendo, in modo da essere sempre pronti a fermarsi (sia che scatti il giallo sia che qualche pedone attraversi improvvisamente la strada o che un altro veicolo non dia la precedenza). Dunque, per provare che quattro secondi nel caso specifico erano pochi, l'avvocato avrebbe dovuto dimostrare che c'era qualche anomalia. Per esempio, la scarsa visibilità del semaforo o la sua collocazione ingannevole. E invece nulla.

Quanto alla tolleranza, l'avvocato ha sostenuto che avrebbero dovuto applicarla perché il decreto di omologazione del Vista Red lo impone. E invece una rapida occhiata al decreto dimostra che la lettura data dal legale (fondata quando si parla di altri apparecchi meno sofisticati e per questo molto "popolare") è pretestuosa: tra le prescrizioni imposte dal ministero delle Infrastrutture, si può leggere che si deve o usare una tolleranza OPPURE (non E ANCHE) indicare sul fotogramma il tempo trascorso dall'accensione del rosso. Una prescrizione tecnicamente fondata: il Vista Red non è un comune documentatore fotografico che lascia qualche dubbio sul fatto che il trasgressore abbia potuto oltrepassare la striscia di arresto durante gli ultimissimi istanti del giallo (per questo si prescrive di attivarlo con qualche istante di ritardo rispetto all'accensione del rosso), ma ha una fotocamera che filma l'intera sequenza, compresa l'ultima fase dell'avvicinamento al semaforo. Ma questo l'avvocato lo sapeva o no?

Mi direte che ricorsi del genere sono destinati a finire, perché prima o poi saranno tutti respinti. E invece sentenze tecnicamente errate come quella della Cassazione del 28 dicembre scorso (quella della signora di Fagnano Olona che ha avuto ragione nonostante sia passata col rosso scattato da 36 secondi) danno a chiunque la fondata speranza di vincere. E allora viva i furbi e non lamentiamoci se la giustizia è intasata di ricorsi.

  • giancar |

    concordo in pieno e aggiungo.
    A chi giova questo sistema ? Che giro economico muove ?
    Cosa aspetta la magistratura inquirente ad andarsi a leggere le “sentenze creative” dei gdp e cercare di capirci un pò ?

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