Ora i ricorsi costano 38 euro, ma si può arrivare anche a 170

Evvai! L'introduzione dei ricorsi a pagamento anche in materia di infrazioni stradali sta creando parecchie incertezze. Non sono un esperto di procedure legali, ma me l'aspettavo: il contributo unificato (così si chiama l'onere da pagare) è stato imposto con un blitz normativo in fase di approvazione della Finanziaria, che è andato a innestarsi in modo spurio su un quadro complesso e questo non porta mai bene. Infatti, leggo ora su Altalex un'analisi di Renato Amoroso che mi pare lucida. Segnala problemi ulteriori rispetto a  quelli di mero avvio di cui vi ho riferito nei giorni scorsi. Il problema più strutturale è la penalizzazione per chi ricorre contro provvedimenti che riguardano la patente.


Scrivendo la nuova legge, nessuno ha tenuto conto che non tutti i ricorsi in materia di infrazioni stradali riguardano multe. Questo particolare diventa importante se si pensa che il contributo unificato si determina in base al valore della controversia. Nella fascia in cui sono comprese pressoché tutte le multe, si pagano 30 euro (più otto di bollo). Ma, quando c'è di mezzo la sola patente senza che si ricorra contro la multa che ha portato al suo ritiro o alla decurtazione dei punti, la causa risulta di valore non determinabile e per questo limbo le regole generali sul contributo unificato fanno schizzare a 170 euro l'importo dovuto. Un motivo in più per sospettare l'incostituzionalità dell'imposizione del contributo, che si aggiunge al fatto che il ricorso al prefetto resta invece gratuito (come vi segnalavo a inizio anno).

  • giancar |

    siamo alle solite.
    Si mettono le mani sul codice solo per fare confusione non per razionalizzare le norme e rendere più efficaci i onontrolli e le procedure.
    Il sistema dei ricorsi poi è la ciliegina sulla torta della giustizia italiana.
    Ci sono uffici dei giudici di pace dove giacciono tanti di quei ricorsi che probabilmente mai sarà possibile analizzarli tutti e portarli a giudizio.
    Una volta il verbale scritto dall’agente era una piccola sentenza, il contenzioso veniva quasi sempre risolto nei comandi delle varie forze di polizia o in pretura (raramente). Gli agenti godevano di grande stima e rispetto e alla loro vista le infrazioni crollavano.
    Oggi si da per scontato che l’agente accertatore è un gabelliere al servizio di questo o di quel comune o dello stato se non un disonesto che si approfitta dei cittadini.
    Fare ricorso è semplicissimo e quasi sempre si vince, anche se si portano motivazioni fantasiose o cavilli copia e incolla.
    La credibilità e il prestigio degli agenti di polizia stradale è in caduta libera. Sempre più spesso chi trasgredisce se fermato inveisce o minaccia o peggio ancora sindaca il lavoro di chi sta facendo solo il proprio dovere.
    In questo quadro escono norme che portano allo sconcerto il cittadino.

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