I costi occulti della crisi/1 – I ricambi diventano introvabili

Non farò nomi, perché non ho abbastanza dati e quindi potrei sbagliare, dandovi come accertata una cosa che è solo una sensazione nata guardandosi attorno. Comunque sto notando un bel po’di casi di gente che resta a piedi anche per intere settimane, in attesa che arrivi un pezzo di ricambio per la propria auto. Mi chiederete dove sta la novità, visto che cose del genere succedono praticamente da sempre. Il punto è che alcuni costruttori hanno difficoltà persino con i pezzi “fast moving” (ad alta rotazione, cioè molto soggetti a usure, urti o rotture e quindi molto smerciati): paraurti, radiatori, fari, ammortizzatori eccetera. Di solito, almeno per questi pezzi (che si è sicuri di smaltire presto) concessionari e case automobilistiche hanno sempre buone scorte. Che però costituiscono immobilizzi di capitale pesanti da sostenere in tempo di crisi e stretta creditizia. Quindi, tagli anche su quelli. Con danni causati dallo scontento dei clienti appiedati, ma questi sono “solo” d’immagine e non sono misurabili perché tanto per contratto l’auto sostitutiva spetta in base alla durata teorica della riparazione (quella prevista dai tempari) e non a quella effettiva (che comprende il fermo auto dovuto all’attesa dei pezzi).

Chi ci rimette anche visibilmente sono i gestori di parchi auto: loro quasi sempre sono obbligati per contratto a garantire l’auto sostitutiva al cliente e quindi pagano, per esempio, due settimane per il suo noleggio a breve quando in tempi normali se la caverebbero con tre giorni.