In questi mesi si sta formando una corrente di opinione tecnica che vorrebbe allungare di molto la durata del giallo ai semafori, per evitare le multe "a tradimento" comminate coi rilevatori automatici a chi pensa di essere passato nell'ultimo istante di giallo e invece era già nel rosso. Così, a furor di popolo, il governatore veneto Giancarlo Galan ha scritto un'irrituale lettera ai sindaci dellla sue regione per invitarli a far durare il giallo otto secondi, circa il doppio del consueto. Ma il 9 dicembre la Cassazione ha fatto capire (con la sentenza n. 25769/09 ) che quattro secondi possono bastare anche a 70 all'ora invece dei 50 che sono il limite di velocità più diffuso dove ci sono semafori. Questo aspetto non è stato molto approfondito dai giudici, ma il fatto stesso che diano per scontato che quattro secondi bastino è significativo. Mi riservo comunque ulteriori approfondimenti: occorre studiare e – soprattutto – interpretare un po' di norme di costruzione della strade per capire quali siano i criteri davvero corretti per calcolar eil tempo del giallo.
Nel frattempo, vi segnalo che con quella stessa sentenza la Cassazione ha ricordato un principio spesso trascurato da chi guida: rispettare il limite di velocità non basta per turarsi fuori dalle responsabilità. In questo caso il trasgressore dice che stava rispettando i 70 orari imposti dalla segnaletica e a quella velocità non è riuscito a fermarsi in tempo al semaforo. I giudici hanno obiettato che il semaforo sta pur sempre a un incrocio, dove il Codice della strada impone sempre di usare la massima prudenza e quindi di rallentare a prescindere dal limite.
Questo non è un principio sconvolgente (credo che lo abbiano insegnato già a scuola guida), ma apre un altro discorso: chi contesta i quattro secondi di giallo può sentirsi confortato, perché i suoi calcoli partono dai parametri che si usano in caso di frenata dovuta a ostacolo imprevedibile e quindi più lunga rispetto ai criteri che hanno portato a fissare la durata del giallo in quattro secondi. Al ministero delle Infrastrutture contestano questa impostazione, dicendo che un semaforo non è imprevedibile. La Cassazione ora dice che l'area dove sta un semaforo è comunque un'area dove può accadere di tutto e proprio per questo occorre star cauti. Un bel rompicapo.