Oggi che il dibattito politico è tornato ad essere un abbaiare mediatico sul processo breve (ovviamente spesso senza spiegare che cosa sia e forse non è solo per trascuratezza), mi è venuta in mente una storia che mi ha segnalato l'altro giorno Marisa Marraffino. Parliamo di un signore che nel 2001 ha causato un incidente a Piombino (Livorno) mentre guidava in stato di ebbrezza e per questo – correttamente – la locale Motorizzazione gli ha ordinato di rifare la visita medica e gli esami per la patente (in burocratese la procedura si chiama "revisione patente" ed è la stessa, visita esclusa, di quando si rimane senza punti). Quel signore da allora è riuscito a non sottoporsi ad alcun test, perché ha portato avanti un contenzioso che ha paralizzato tutto. L'ultimo atto è stato un ricorso straordinario al presidente della Repubblica, respinto dal Consiglio di Stato (estensore un certo Nicolò Pollari: omonimia o altro caso di potente che quando cade più o meno in disgrazie finisce al Consiglio di Stato?).
In questa sede, il signore ha sostenuto che la revisione patente non è più necessaria, perché nel frattempo lui ha già superato due visite mediche necessarie per il rinnovo alla regolare scadenza, come accade a tutti noi. Il Consiglio ha invece deciso che questo non c'entra: la revisione è cosa diversa e più approfondita, perché non si fa alla Asl come il rinnovo, ma si deve andare davanti alla Commissione medica locale (la stessa che giudica i disabili, per capirci). Un principio ovvio, ma ci sono voluti sette anni per farlo valere. Sette anni durante i quali questo signore ha guidato come ha voluto, mettendo a rischio sé e noi.
Lo ha affermato indirettamente anche il Consiglio, nel suo giuridichese in cui ha scritto che la revisione patente ha natura cautelare. Bizzarramente, però, non è immediatamente esecutiva come può esserlo il ritiro della patente che ci si becca quando si commettono infrazioni gravi (da sospensione della licenza) e si viene fermati sul fatto. E allora che razza di misura cautelare è? Qualcuno dirà che quando c'è la revisione di solito c'è anche un'infrazione o un incidente grave e che in entrambi i casi il ritiro scatta autonomamente (e può essere sospeso in tempi brevi dal giudice di pace, se si ravvisano elementi di fondatezza del ricorso, quindi la Costituzione è salva). Vero, ma il caso del signore livornese dimostra che, architettando bene il contenzioso, si può campare a lungo senza ottemperare. E allora sarebbe il caso di pensare a una modifica di buon senso al Codice per far sì che le sospensive non durino anni.
Peraltro, già chi si sottopone alla revisione della patente senza cercare cavilli non viene certo esaminato il giorno dopo l'incidente o l'infrazione: l'organo di polizia che interviene deve preparare una segnalazione alla Motorizzazione, che non sempre vi dà seguito immediatamente. Il tutto accade in Italia, mentre la politica abbaia sul processo breve.