E adesso – almeno in teoria – le case automobilistiche dovrebbero dare una bella regolata a se stesse e ai loro venditori. L’Antitrust (http://www.agcm.it/agcm_ita/DSAP/DSAP_PI.NSF/a0d111d6626f957fc125652a00315873/70cf40d25377a343c125765b003a43a4?OpenDocument&Highlight=2,20368) ha affermato che, quando la pubblicità e il materiale promozionale (anche su internet) inducono il cliente a credere di avere un determinato beneficio anche quando per contratto non gli spetta, non è sufficiente che tutto venga chiarito per filo e per segno nei manuali che accompagnano l’auto: quelli arrivano in mano al consumatore solo con la consegna della vettura, quindi quando è ormai troppo tardi per cambiare idea su cosa acquistare (salvo imbarcarsi in una causa che nel migliore dei casi sarà lunga e incerta). Il principio è stato stabilito a proposito di uno dei vizi più diffusi tra i costruttori, cioè il promettere l’auto sostitutiva in caso di riparazione in garanzia che richieda più di tot ore di manodopera, senza specificare che quel numero di ore è riferito non alla permanenza effettiva del veicolo in officina (come lascia intendere la pubblicità), ma al tempo teorico previsto dai manuali della casa per effettuare quella riparazione (come precisa il libretto di garanzia). Quindi, se i meccanici sono oberati di lavoro o i ricambi non sono disponibili, i tempi si allungano oltre il limite ma si resta a piedi lo stesso.
Si può applicare lo stesso principio su altri aspetti critici nel rapporto casa-cliente: dai consumi dichiarati che superano abbondantemente quelli reali agli attacchi descritti come adatti per qualsiasi seggiolino per bimbi dotato di agganci Isofix salvo scoprire che il libretto di uso e manutenzione parla di alcune incompatibilità. Fino al radar anticollisione che non si accorge di tutti i pericoli e non frena completamente in automatico. Quindi, l’Antitrust ha lanciato una vera e propria bomba contro i fabbricanti di auto.
Ma, come scrivevo nella prima riga, tutto questo è solo teoria. Perché l’Antitrust ha colpito solo nell’ambito di un “volgare” procedimento per pubblicità ingannevole, un illecito punito con sanzioni che ai costruttori fanno il solletico. Per capirci, nel caso che stiamo esaminando, alla Ford Italia è stata inflitta una multa di 60mila euro. Questo spiega perché la pubblicità ingannevole continua a essere uno sport molto praticato (per dire, anche "Quattroruote" e riviste del suo gruppo, che dovrebbero stare dall'altra parte della barricata, hanno totalizzato sette "condanne" in 13 anni, di cui quattro nel solo 2008), nonostante l’Antitrust non si tiri certo indietro. Per risolvere il problema ci sono solo due modi:
- cambiare le norme consentendo all’Antitrust di intervenire d’ufficio (oggi può aprire un procedimento solo su segnalazione di un consumatore);
- spedendo comunicazioni all’Antitrust per qualsiasi caso di pubblicità ingannevole (60mila euro moltiplicati per centinaia di volte diventano un bel deterrente.
Per la prima soluzione campa cavallo, temo (anche perché l’Antitrust dovrebbe crescere in modo abnorme). Per la seconda, dipende dalla volontà di tutti noi nel "rompere le scatole".
P.S.: un grande grazie a Paolo Giachetti per aver scovato il caso e avermelo segnalato