La Tata Nano torna alla ribalta. Non più per il suo prezzo straordinario che dovrebbe farne l'arma totale per l'espansione del costruttore indiano in tutto il mondo e neppure per le vendite che in patria non decollano come si desiderava. Oggi la notizia è che ci sono incendi dovuti a cortocircuiti. Leggendo le dichiarazioni della Tata riportate dall'Ansa (Scarica Tata Nano no richiamo), la situazione non è preoccupante, tanto che non si procederà a un vero e proprio richiamo. Mi auguro che sia così, ma mi pare di rivedere i comunicati dei costruttori europei di una ventina di anni fa, quando da noi un richiamo era considerato qualcosa di scandaloso, una vergogna da non mettere in piazza per evitare crolli sul mercato. Insomma, si può temere che l'India sia ancora in questa fase e che quindi la Tata sminuisca la gravità del problema.
Staremo a vedere chi ha ragione. Intanto ricordo che in Europa, anche se siamo ormai in una fase "culturalmente" meno oscura, i problemi non mancano. Nel senso che – come dimostra il caso degli scooter Kymco che si spezzano in due, di cui vi ho scritto nella primavera 2008 – anche da noi un costruttore può omettere di fare un richiamo: non per vergogna ma perché non vuole o non può spendere. Tanto le sanzioni, che pure sono previste (mi piacerebbe sapere quali sono quelle che ci sono in India, se ci sono), scattano raramente. Quindi ci si può anche prendere il rischio di non far nulla.