Corsi di guida sicura proliferano. Funzioneranno?

L'altro giorno l'Aci ha firmato un protocollo d'intesa (Scarica Protocollo Aci con Matteoli per la formazione dei conducenti) per la formazione dei conducenti col ministro dei Trasporti (e chissà com'erano felici alla Motorizzazione, dove dipendono dallo stesso ministro e sono in guerra non dichiarata con l'Aci da mezzo secolo). Qualche settimana fa, lo stesso Aci ha annunciato che farà sorgere un centro di guida sicura anche al Sud, in un posto insospettabile come Sessa Aurunca (Scarica A Sessa Aurunca il primo Centro di Guida Sicura ACI nel Sud). Ma anche le autoscuole, molte delle quali non vanno esattamente d'accordo con l'Aci, stanno iniziando un percorso per qualificarsi: alcune di esse aderiranno a standard in corso di definizione e si metteranno insieme per condividere gli investimenti necessari a organizzare corsi di guida sicura anche dove non ci sono veri e propri autodromi. Insomma, un terremoto di iniziative, in un Paese dove da sempre per ottenere la patente basta saper fare un giro dell'isolato a 30 all'ora. Come mai tanto attivismo?

Nonostante i tagli, qualche soldo pubblico arriva e, lecitamente, gli operatori cercano di accaparrarselo. Ma sarà necessaria una forte vigilanza su questo nuovo business. Non solo: sarà bene organizzare indagini statistiche appropriate (per esempio, con i gruppi di controllo, cioè confrontando nel tempo gli incidenti causati da un campione di ragazzi che ha fatto i corsi integrativi di guida sicura e quelli di chi ha fatto solo le lezioni strettamente necessarie a prendere la patente), per vedere i risultati effettivi delle varie scuole e così costringere tutte a funzionare davvero.