Obama: “Brava Fiat”. Ma non parlava di sicurezza

E così sono arrivati anche i complimenti di Obama. La Fiat è stata additata dal presidente americano come un esempio per uscire dalla crisi, grazie al fatto di produrre auto meno inquinanti rispetto ai pachidermi Usa. Nessuno ricorda la recente multa comminata dall'Antitrust alla Fiat proprio per aver sostanzialmente risparmiato sui dispositivi antinquinamento senza renderlo chiaro ai clienti. Inoltre, ciò a cui si fa riferimento nei dibattiti di questi mesi non è l'inquinamento vero e proprio, ma le emissioni di CO2, che sono cosa ben diversa (danno effetto serra, non inquinano) ed – essendo legate a doppio filo ai consumi - sono inevitabilmente basse per un costruttore che produce soprattutto utilitarie (e negli anni passati ha sfiorato il fallimento proprio per la sua cronica incapacità di competere nei segmenti dei modelli anche un minimo più grandi). Comunque oggi c'è la crisi, tutto si ridimensiona e la Fiat si trova dalla parte della ragione. E' la vita. E' l'economia. Ma qui ci occupiamo soprattutto di sicurezza e dobbiamo ricordare che nella produzione italiana sono ancora assenti dispositivi come i fari adattivi, che nel 2004 la Opel (ora sull'orlo del fallimento) offriva persino sull'Astra, la sua anonima media. Gli imbarazzi non finiscono qui.

Anzi, in questi mesi stanno arrivando mostri come la Bmw Serie 7 e la Mercedes Classe E, con visori notturni in grado persino di avvertirti se un pedone sul marciapiede si comporta in modo strano. E la Toyota ha presentato un airbag persino per evitare che i passeggeri posteriori, pur con cinture allacciate, vadano a sbattere tra loro stessi nel corso di urti di un certo tipo. Mentre da due anni l'Audi offre un sensore che ti avvisa se ti sta superando qualcuno ma tu non lo vedi perché disgraziatamente è finito nell'angolo morto del retrovisore.

Sarò distratto, ma non vedo chi fa notare l'assenza di dispositivi così avanzati e quasi certamente utili sulle nostre vetture, anche quelle più blasonate. Vedo più spesso articoli in cui si mette a confronto la nuova Bmw serie 7 con la Maserati Quattroporte, definita come unica ammiraglia di extra-lusso capace di rivaleggiare con la tedesca quanto a piacere di guida. Non discuto, ma a chi sta tirando fuori 130mila e passa euro vogliamo spiegare che si mette in garage un'auto che per dotazioni di sicurezza non è paragonabile nemmeno a una tedesca che costa un quarto?

Certo, su queste cose sono gli italiani in genere a essere distratti. Se non lo fossero, probabilmente l'industria nazionale punterebbe di più sulle dotazioni di sicurezza e colmerebbe il gap. Ma sta di fatto che in questo momento nessuno si sta dannando per migliorare la sensibilità degli italiani. E che gli italiani più sensibili non possono comprare un'auto del loro Paese, salvo voler rinunciare ad accessori cui non a torto tengono davvero. E non parlo dei sedili in pelle Poltrona Frau.

  • renato |

    Leggo a distanza di qualche giorno: non posso che tristemente constatare l’arretratezza culturale del consumatore medio italiano.
    Chiedete a chi le macchine le vende: tra un esp salvavita e la radio con lo mp3, 9 clienti su 10 scelgono lo mp3.
    Non c’è perciò da meravigliarsi dell’arretratezza tecnologica in fatto di sicurezza attiva del made in Italy: non interessa ai clienti e non vende. E Fiat si adegua al mercato di riferimento…
    Chi perciò critica accusando di disfattismo è semplicemente distratto, per usare un termine non offensivo.
    E non capisce che c’è un ulteriore logica industriale alla base di tutto ciò: i dispositivi più nuovi per la sicurezza attiva sono sviluppati da aziende tedesche, francesi, americane o giapponesi. Mai, o giù di lì, italiane (rara eccezione Brembo coi freni ceramici).
    Quindi diventa ovvio che questi signori (citiamo ad esempio Bosch) sviluppino le innovazioni andando a braccetto coi costruttori di casa loro, che peraltro nel settore investono affiancandoli nei test. Poi, se e quando questi accessori faranno tendenza, li monteranno pure le auto italiane.
    Ricordiamoci il paradosso della Smart, vettura dalla sicurezza attiva (intesa come stabilità in condizioni critiche) inaccettabile, tanto che u certo lungotevere fu per lungo tempo ribattezzato “della Smart rovesciata): per riuscire a piazzarla in tutta Europa i signori di Mercedes l’hanno dovuta trasformare in oggetto di culto degli italiani; finché i turisti non hanno visto Roma e Milano traboccarne, giudate da incoscienti italici guidatori, nessuno a Parigi o Zurigo ne ha comperata una…

  • Tiziano |

    E’ vero tutte le macchine straniere sono più belle e più ben fatte di quelle italiane, ma anche tutti i giornalisti stranieri sono più intelligenti e più bravi e pure più belli di quelli italiani.
    L’erba del vicino è sempre più verde vero?!?
    Da domani comprerò solo The Financial Times e non quella cartaccia italiana del Sole 24 ore! Tiè.
    P.S. la classe A si ribaltava nella prova dell’alce perchè?
    [risponde Maurizio Caprino] Se il Financial Times è migliore, nulla in contrario. Sulla storia della Classe A, non era proprio vero che si ribaltasse perché il test fatto dagli svedesi non rispecchiava condizioni d’uso realistiche, ma comunque do atto che aveva problemi e non fummo certo noi italiani ad accorgercene (anzi, i miei colleghi si allargarono in giudizi che dopo pochi giorni si rivelarono imbarazzanti), quindi non ho difficoltà a dare meriti anche ai giornalisti stranieri.
    Il punto, però, è che la storia della Classe A risale al 1997. Se andiamo a rovistare nel passato, troviamo di tutto. Anche le Y10 che prendevano fuoco da sole perché la Fiat montò condotti benzina scadenti e fece qualcosa solo dopo che “Quattroruote” (onore al merito, stavolta) intervenne. Oppure le Dedra che aspiravano i loro stessi gas di scarico, una storia venuta alla ribalta (si fa per dire, visto che i miei colleghi si sono “distratti”) solo in seguito alla denuncia di un ex-dipendente che dopo essersi martoriato i polmoni ha tirato fuori un po’ di segreti interni e finita solo con una condanna civile perché sul fronte penale c’è stata una misteriosa remissione di querela (sarà stato perché è arrivato un risarcimento, sia pure a 15 anni dai fatti?). Se poi non vogliamo andare troppo indietro e ci vogliamo mantenere in epoche recenti, in cui non si usa più omettere i richiami, possiamo parlare dei cofani di 156, 147 e (credo) Lybra che si aprivano in autostrada, senza che ciò abbia spinto la Fiat a fare un richiamo.
    In ogni caso, non è che io ora non compri la 159 solo perché la Fiat non ha richiamato la 156. Così come non ha senso proibirsi la Classe E di oggi solo perché la prima Classe A aveva problemi di stabilità. Magari me la proibirei per un annetto, per vedere se in gioventù è più affidabile della E precedente, che tanti problemi aveva dato, soprattutto col cambio automatico. Ma il mio post riguardava le dotazioni di sicurezza e lo confermo in pieno.

  • Claudio |

    La 147 non fa parte delle “ultime” auto del gruppo Fiat. La svolta parte dalla 500. Cosa manca alla 159? A me pare che di essenziale (ESP, airbag compresi testa ..) ci sia tutto. I fari che illuminano l’interno della curva (li aveva già la Citron DS nelle ultime versioni …), i riconoscitori di limite di velocità e di distanza di sicurezza per me sono gagdets che poco aggiungono alla sicurezza effettiva di un auto. E anzi, se funzionano male possono essere controproducenti.
    Ma fose io sono di bocca buona per la sicurezza, visto che sono possessore di una Panda (tre stelle EuroNcap) e di una Honda S2000 (senza ESP) … che non cambierei volentieri, la Honda, per una macchina piena di aiuti elettronici.
    [risponde Maurizio Caprino] Sulla 147 non discuto sul fatto che sia vecchia (sebbene un prodotto con un ciclo di vita di nove anni non deponga bene, quando la media è sei anni), ma il fatto che fosse già inadeguata quando è nata (perché derivata dalla prima Bravo, a sua volta derivata dalla Tipo, 1988), tanto che poi mi risulta abbiano messo qualche rinforzo “strada facendo”, dopo l’esito dei crash-test Euroncap (quindi a chi aveva comprato i primi esemplari a prezzo pieno non è andata proprio bene). Sono pochi i modelli ancora in commercio ad avere una simile anzianità progettuale e questo non è un bel segno. Per inciso, poi ci hanno fatto anche la Gt, lanciata nel 2004 (e quindi apparentemente al passo con la generazione attuale) sulla medesima base e più costosa: paghereste tanto una Gt se sapeste tutto ciò? Capisco la passione e tendenzialmente sarei un alfista (anzi, ho avuto Alfa per otto anni), ma francamente in questo contesto i miei soldi li spenderei in modo più razionale.
    La svolta in realtà parte dalla Panda, che è uguale alla 500 e prende meno stelle al crash-test solo perché ha meno airbag e cinque porte (più porte ci sono, più è difficile fare una scocca bella rigida).
    Per la 159, aggiungo le gomme run flat e, per compensare e per onestà, preciso che la 159 ha l’airbag ginocchia che non tutte le concorrenti hanno (anche se potrebbe essere per il fatto che le sollecitazioni trasmesse dal telaio in quella zona sono più basse e quindi rendono superfluo quell’airbag). Tralascio le cose della nuova Classe E (soprattutto i visori notturni, prima riservati alle superammiraglie e che gadget non sono, dato che la notto resta uno dei grandi problemi irrisolti della sicurezza stradale), che costa di più anche se fa parte di un segmento che dovrebbe essere alla portata dell’Alfa, se fosse in salute.
    Ma il punto è un altro: parlando di accessori di sicurezza, non possono essere considerati semplici gadget alla stregua di una Poltrona Frau o di un climatizzatore trizona e un’auto di un certo prezzo dovrebbe quantomeno dare la possibilità di montarli. Anche il radar anticollisione, pur non essendo in grado di “vedere” tutte le situazioni di pericolo (e comunque ce ne sono di più e di meno sofisticati), serve per rispettare i limiti di velocità senza creare stress e quindi mi pare un po’ più che un acquisto voluttuario. Poi sono d’accordo che chi non li sa usare può anche creare nuovi pericoli e che ci possono essere

  • Claudio |

    IL sensore di angolo morto sul retrovisore l’ha introdotto per prima Volvo, non Audi.
    Giusto per la precisione. Onestamente, non mi pare che nell’ambito delle rispettive gamme, le Fiat più recenti (500, Bravo) siano sotto la media, basta consultare il sito Euro Ncap:
    http://www.euroncap.com/home.aspx
    Insomma, mi pare che sia un commento un poco prevenuto, in tutta franchezza.
    [risponde Maurizio Caprino] Le stelle Euroncap (almeno quelle assegnate fino al mese scorso) riguardano la sola resistenza nei crash-test (e lì ribadisco che il risultato della 147 è degno di attenzione) e la presenza del cicalino per le cinture. Quindi, in sostanza, la sicurezza passiva. Poi c’è la sicurezza attiva, sul cui fronte a buoni risultati per tenuta di strada (comunque condivisi da molte marche) fa da contraltare il disastro sulle dotazioni tecnologicamente avanzate. Su una Punto posso capirlo, su modelli più costosi no: una 159 non può essere equipaggiata quanto una Punto, tanto più che la diretta concorrenza (e anche modelli di categoria più bassa) tali dotazioni le offre quantomeno a richiesta. Se saliamo ai prezzi Maserati, poi, la cosa si fa imbarazzante: l’unica cosa che posso notare è che forse gli inglesi non stanno meglio (ma devo verificare che cosa offre la recente Jaguar XF, non ne ho avuto il tempo).

  • gmauro |

    buongiorno, scrivo per rispondere a: “Concordo con il sig. Caprino sulla sicurezza, stendo un velo pietoso invece sulla qualità delle auto del gruppo fiat(lo dico da aquirente ma sopratutto da dipendente!) lo vedo tutti i giorni in fabbrica, l’obsoleta mentalità della grossa produzione a tutti i costi a discapito della qualità tartassando l’operaio(vorrei davvero vedere i miei colleghi tedeschi in quali condizioni lavorano) con continui carichi di lavoro.Questa politica può dare risultati a breve termine ma alla lunga la paghi secondo me. ”
    Sarei curioso di sapere in quale stabilimento fiat viene tartassato il sig.re. grazie

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