Morire in autostrada per un controllo

La puzza di bruciato l’avevo sentita subito e ve lo avevo scritto già il 29 maggio: dietro la morte di Vito Daniele, travolto da un camion sull’autostrada Bari-Napoli mentre veniva sottoposto a un controllo da parte della Guardia di finanza, probabilmente poteva esserci l’impreparazione dei finanzieri che lo avevano fermato. L’altro giorno mi ha telefonato la vedova, per ringraziarmi dell’interessamento e comunicarmi che il pm che si sta occupando del caso ha chiesto il rinvio a giudizio di un tenente della Finanza, nel frattempo trasferito a L’Aquila e adibito a un incarico non operativo. Dunque, i sospetti cominciano a trovare conferme.

In particolare, il tenente era da solo e ha fatto fermare Daniele sulla corsia d’emergenza. Quando si è soli, è difficile intimare l’alt in condizioni di sicurezza: occorre con una mano agitare la paletta o comunque far segno di fermarsi (non mi risulta che le auto della Finanza abbiano il display di Polizia e Carabinieri) e con l’altra continuare a guidare. Fermarsi su una corsia di emergenza è pericoloso: lo insegnano decine di morti, in maggioranza uomini delle forze dell’ordine costretti a stare proprio lì da situazioni di emergenza. Dunque, nulla consigliava al tenente di agire come ha agito. Tanto più che in autostrada c’è più margine per soluzioni alternative: non essendoci incroci e traverse, basta prendere la radio e allertare la Stradale per far bloccare il "fuggitivo" lungo il tracciato o – se proprio dovesse tentare di uscire dall’autostrada – a un casello. Tutto questo serve a tutelare sia l’agente sia il cittadino e vale sia quando il fermo è motivato dall’eccessiva velocità dell’utente della strada (come era stato dichiarato dalla Finanza in un primo momento, anche se ora pare che questa circostanza sia dubbia) sia quando si sospetta di avere a che fare con un bandito e lo si vuole perquisire.

Se è stato chiesto il rinvio a giudizio e se è scattato il trasferimento, se ne deduce che probabilmente il tenente non ha dimostrato di aver quantomeno provato a fare questo. Sembra più probabile che si sia fatto prendere dall’ardore della sua giovane età, il che in sé è comprensibile ma non giustifica l’avventatezza. Perché chi ha in tasca una pistola dello Stato deve comunque avere un equilibrio. E perché chi viene fermato deve avere la garanzia di stare in sicurezza, tanto più che tutti gli uomini delle forze dell’ordine hanno la qualifica di agenti di polizia stradale e quindi un minimo di addestramento su queste cose devono averlo. Anche se il loro ruolo principale è quello di occuparsi di criminalità economica.

Questa è una storia che va aldilà del dolore della vedova e dei tre figli, privati del marito e del padre per nulla (Daniele era una persona onesta e aveva in auto solo la biancheria sporca e un regalo per la moglie, per cui un controllo non avrebbe dato alcun risultato e – se proprio si dimostrasse che andava forte – avrebbe al più rischiato una multa di 74 euro). Ne scrivo perché tutti voi che leggete sappiate come devono comportarsi le forze dell’ordine con voi e voi con loro. Quindi:

1. se vi intimano l’alt in condizioni di scarsa sicurezza, non scendete dall’auto e chiedete – a gesti o a parole – di poter arrivare almeno alla piazzola (ma è meglio un’area di servizio) più vicina;

2. se proprio vi fanno scendere, occhio innanzitutto a dove poggiate i piedi appena aperto lo sportello (potrebbe esserci il vuoto oppure una buca che vi fa cadere sulla carreggiata), indossate il giubbino rifrangente e non date mai le spalle al traffico che sopraggiunge (così vi accorgerete se qualcuno vi sta venendo addosso);

3. non fatevi prendere dall’ansia, perché se non avete commesso infrazioni sarete lasciati andare via e se proprio avete fatto qualcosa pagherete dopo, mentre sul momento avete il diritto a stare in sicurezza;

4. abbiate sempre reazioni pacate e non fate movimenti bruschi, per non indurre gli agenti a sospettare che siete malviventi pronti a sparare (hanno le loro ragioni, perché molti loro colleghi sono stati uccisi in circostanze del genere);

5. diffidate dell’alt intimato da persone a bordo di veicoli che non hanno un lampeggiante, fisso o mobile (potrebbe trattarsi di malintenzionati).

  • ZOTTI MARIA |

    caro giovanni sono ZOTTI MARIA moglie di VITO DANIELE il tuo commento mi fa cpire solo una cosa che il tenente roberto russo non è solo su questa terra e ti do un consiglio non pensare di diventare un finanziere perchè hai tutte le qualità di un pericolo pubblico propio come lui ti salutano i miei figli MINA anni 12 LEONARDO anni 9 ANNARITA anni 4 ORFANI DI PADRE ti saluto anche io MARIA anni 37 VEDOVA

  • mirko |

    Caro Giovanni, se un finanziere è in borghese, con un’auto NON DI SERVIZIO e in più è SOLO, non vuol dire che si stia divertendo, ma che è IMPREPARATO, IMMATURO ed ESALTATO.
    Poteva semplicemente condurre l’auto sospettata verso un luogo SICURO come E’ DA PRASSI.
    Per colpa di questo, diciamo finanziere, è morto un padre di famiglia, lasciando 3 figli, una moglie, parenti, amici e colleghi.
    [risponde Maurizio Caprino] Precisazione: l’auto era di servizio e con i colori istituzionali (un’Alfa 155 che prima veniva usata come vettura da inseguimento dai “baschi verdi”). Ma, viste tutte le altre modalità con qui questa persona ha operato, la sostanza delle cose cambia poco.

  • giovanni |

    Che tempi. Adesso finisce che il tenente stava li’ per divertirsi. Questo spiega perche’ nessuno piu’ interviene. Che paese.
    [risponde Maurizio Caprino] Teniamo conto che c’è anche tanta gente che va sotto processo per non essersi fermata all’alt, ma non finisce sui giornali perché fa più notizia il caso contrario, come quello di cui ci stiamo occupando. E fa notizia proprio perché raro.
    In generale, non credo utile iscriversi alle solite fazioni. Penso sia meglio analizzare la prassi, la tecnica e ciò che è accaduto nel singolo episodio (ovviamente, cercando di ricostruirlo al meglio possibile e con tutte le telecamere che ci sono oggi in giro non è improbabile ricavare almeno qualche indizio). In base al risultato dell’analisi, si può capire chi ha sbagliato, quanto e perché. Senza attribuire colpe e meriti a priori, in base al solo ruolo che qualcuno ricopre, perché ci possono essere tenenti animati dalle migliori intenzioni e tenenti che stanno lì per divertirsi esercitando un potere in modo arbitrario e/o sproporzionato. Credo di avere avuto e di avere tuttora sufficienti frequentazioni nelle forze dell’ordine per poter dire tranquillamente che vi si può trovare di tutto (leggete anche il post “Le 12mila facce della Polizia”, di novembre o dicembre 2007). Nel bene e nel male.
    In tutte queste discussioni, lo spirito di corpo non aiuta a una comprensione serena. Né da parte dei controllori (guardate anche il libro appena scritto da Carlo Bonini intrufolandosi nel blog dei poliziotti che dibattevano sui fatti del G8 di Genova) né da parte dei controllati.

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