Da una parte i rappresentanti dei produttori e distributori di accessori per il tuning, dall'altra quelli delle industrie delle gomme. La penultima riunione del maxi-tavolo per la riforma del Codice della strada, quella sulla parte relativa ai veicoli, ha registrato forse l'unico vero scontro fra i tanti soggetti convocati dal ministero delle Infrastrutture, in un clima generale che invece era sin troppo tranquillo. Che cosa è successo?
Semplice: l'Ascar, che rappresenta un bel po' di aziende del tuning (la personalizzazione tecnica ed estetica dei veicoli), è tornata a chiedere la liberalizzazione del settore, affermando che la filiera del settore ha ormai raggiunto punte di eccellenza e quindi fondamentalmente è in grado di reggere un compito importante come quello di garantire che le elaborazioni vengano fatte da tecnici certificati e con pezzi certificati. L'Assogomma, invece, resta convinta che ci sia ancora molta strada da fare per arrivare a risultati del genere e quindi suggerisce prudenza, anche se condivide l'esigenza si semplificare e liberalizzare.
Non so quanto questa divergenza possa pesare davvero: sul tuning sta procedendo una proposta di legge che prescinde dalle modifiche al Codice della strada e potrebbe arrivare in porto ben prima che si completi il lungo iter (due anni) che sarà avviato con la legge delega su tali modifiche. La proposta di legge, a parte piccoli errori formali facilmente correggibili, mi sembra tutto sommato equilibrata: abolisce il nulla osta del costruttore all'elaborazione, ma richiede che l'operazione venga progettata ed effettuata da persomne competenti e con pezzi aldisopra di ogni sospetto. Ma resta il grande problema dei controlli: chi garantirà che tutto sia fatto in modo serio?