Come da copione, la proposta di legge per abbassare a 0,2 grammi/litro il tasso alcolemico consentito a chi guida ha fatto scorrere parole a fiumi, come lo champagne a Capodanno. Ovviamente, c’era chi proponeva addirittura di scendere al tasso zero (la tolleranza zero ha sempre il suo fascino) e chi ribatteva che è meglio lasciare tutto com’è ("un bicchiere di vino non ha mai ucciso nessuno"). Passatemi quest’altro gioco di parole, ma penso proprio che siano discussioni da bar. Ecco perché.
Ai sostenitori del tasso zero (che pure è in vigore da tempo in alcuni Paesi nordici e dell’Est) obietto che il contenzioso aumenterebbe in modo esponenziale: un limite così netto darebbe credibilità a tutte quelle che oggi sono solo leggende metropolitane (per esempio sul fatto che basterebbe aver mangiato un dolce al liquore o aver fatto uno sciacquo con un collutorio), perché – come ha detto dove il segretario della commissione medica di Prevention Routiere (associazione francese per la sicurezza stradale) – persino una brioche con l’uvetta lascia tracce di alcol nel sangue. Per questo, il timore del contenzioso ce l’hanno persino in Francia,figurarsi che cosa succederebbe in Italia. L’unica soluzione sarebbe fissare una soglia di tolleranza, che equivarrebbe a portare il tasso a 0,2 senza tolleranza, come proposto appunto in Italia in questi giorni.
Dall’altra parte della barricata, ci sono persone – anche stimati giornalisti-tuttologi-commentatori – che ho ascoltato alla radio mentre sostenevano tesi tanto semplici e verosimili, ma purtroppo strampalate. Ciò che ha acceso la miccia è il fatto che il ragazzo che sabato sera a Cesano Maderno (Milano) ha travolto un gruppo di persone mentre attraversava la strada era di pochissimo sopra i limiti di alcol consentiti. Per questo, suggerivano l’idea che stavolta l’ubriachezza non c’entrava nulla e quindi non vale la pena abbassare i limiti. Premesso che non si sapeva ancora se avesse assunto anche droghe, questi signori ignorano o dimenticano che anche un quantitativo di alcol apparentemente innocuo può come minimo indurre una certa euforia, che può spingere a manovre azzardate.
Più pittoresco quel signore pugliese che ieri sera ha rivendicato il suo diritto a bere due bicchieri di vino quando va a pranzare dai parenti e fatto conoscere a tutta Italia le usanze locali: matrimoni da 400 invitati ciascuno, con tutto un indotto che verrebbe messo in ginocchio da una stretta sull’alcol. Premesso che non credo sia un dramma se i 100 invitati che poi devono guidare brindassero a gazzosa, a quel signore sfugge quello che è il costo sociale degli incidenti.