Ho aspettato due giornate di lavoro prima di scrivere queste righe. Di fronte alle notizie sui semafori truccati per multare "a tradimento" chi passa col giallo, su questo blog avevo sempre fatto notare che si può truccare tutto ciò che si vuole, ma resta la realtà sostanziale: i multati hanno effettivamente commesso un’infrazione, per cui non capisco il baccano fatto dai miei colleghi. I quattro arresti di ieri a Milano hanno riportato a galla la questione, con ancora più baccano se possibile. E’ vero, per lavoro conosco l’imprenditore che è finito in cella con le accuse più gravi e l’estate dell’anno scorso – guardacaso poco prima che l’inchiesta milanese su di lui cominciasse a finire sui giornali – mi aveva invitato nel suo ufficio per parlare in generale di questi problemi e di quanto non pochi Comuni ci marcino. Ma io non ho alcun interesse a difenderlo e, nonostante questo, confermo che i multati non hanno molto da lamentarsi.
Lo confermo perché in questi due giorni ho cercato di capire qualcosa di più sull’indagine milanese. Ho appurato che anche chi la sta conducendo ha capito benissimo che una cosa sono gli appalti truccati e ben altra cosa sono i tempi del giallo accorciati: i primi sono illegali, i secondi – come cerco di spiegare sul Sole 24 Ore di domani – assolutamente no. Non a caso, gli sviluppi dell’inchiesta stanno riguardando gli appalti e non i tempi.
Eppure i miei colleghi continuano a fare una gran confusione, "attizzati" anche dai comunicati bellicosi di varie associazioni dei consumatori. Ma provate a leggere tutto con calma: scoprirete che si mettono assieme i tempi e gli appalti senza una logica. Possibile che nessuno se ne accorga? Possibile che si arrivi a forme così evidenti di autosuggestione collettiva?
Intendiamoci: come ho scritto oggi sul Sole, accorciare i tempi del giallo quando ciò non serve a regolare meglio il traffico è eticamente scorretto. Persino quando lo si fa stando attenti a non creare problemi di sicurezza, come peraltro pare sia stato fatto per i semafori su cui si sta indagando. Ma questa scorrettezza prende le mosse da una precisa abitudine che ormai tutti quanti abbiamo: passare col giallo anche quando avremmo tutto il tempo e lo spazio per fermarci, come impone il Codice della strada e abbiamo studiato a scuola guida. Semplicemente, chi voleva fare soldi per sé o rimpinguare le casse del proprio Comune ha sfruttato questa prassi. Una scorrettezza dei controllori fondata sulla scorrettezza dei controllati. Uno a uno e palla al centro.
A favore dei cittadini va però detto che effettivamente i controllori in molti casi non avevano a cuore la sicurezza: la scelta dei semafori da mettere sotto sorveglianza elettronica era non di rado lasciata al noleggiatore, che ovviamente indicava gli incroci più redditizi. Che non è detto siano anche i più pericolosi.