Un ragazzo né ubriaco né drogato che s’addormenta al volante, un padre e i suoi due figli morti, un paesino del Foggiano in lutto. Secondo le solite cronache, sta tutta qui la tragedia stradale pugliese dell’ultimo weekend. E invece no: chiediamoci perché un’auto leggera come la Fiat Bravo (modello di 13 anni fa) su cui viaggiavano le vittime sia potuta finire in una scarpata, quando proprio i cigli stradali che danno sulle scarpate dovrebbero per legge essere protette da guard-rail.
Le possibili risposte sono due: o il guard-rail non c’era o era tanto datato e fatiscente da non reggere nemmeno l’urto con una vecchia Bravo. Dalle poche immagini che ho visto, mi pare di capire che sia buona la seconda e che quindi ci sia solo una conferma delle cose terribili che mi è già toccato scrivere sull’argomento in questa sezione del blog nell’ultimo mese (senza contare ciò che ormai scrivo e dico dal 2002…).
A margine di questo incidente, un quesito irrisolto: perché solo il guidatore si è salvato? Il sospetto è che solo lui avesse le cinture, che purtroppo nei paesini (specie del Sud, lo vedo direttamente) sono viste come un optional (e i seggiolini per bambini ancor più). Non so come sia andata davvero e non voglio infangare la memoria di nessuno, ma solo ricordare a noi che continuiamo a vivere che, di fronte all’imprudenza altrui e all’inaccettabile stato in cui versano molte strade italiane, l’unico modo per stare un po’ più tranquilli è difendersi da sé. Almeno con cinture e seggiolini. E – ho già rimarcato anche questo di recente – fermandosi appena ci si sente stanchi: la maggioranza dei guidatori si allarma solo quando comincia a sentire gli occhi chiudersi, ma la scienza dimostra che a quel punto può essere già troppo tardi.