L’incidente di Chiusi: fermatevi solo nelle aree di servizio

Stanotte è successo ancora: un camion ha travolto tre operai che stavano lavorando in un cantiere autostradale. Stavolta è successo sull’A1, tra Chiusi e Valdichiana. Quindi su un tratto gestito da Autostrade per l’Italia, che segnala i cantieri con modalità ancora più evidenti rispetto ai minimi stabiliti dalle norme. Eppure è successo. L’autista del camion è risultato negativo ai test antialcol e antidroga. Eppure è successo. Ancora una volta. Come per le altre volte, mi è difficile trovare una ragione. So solo che succede e che l’unico modo per salvarsi è non fermarsi mai lungo la carreggiata, nemmeno se c’è una piazzola di sosta: salvo vi sia oggettivamente impossibile, arrivate in un’area di servizio o di parcheggio. Eppure anche e soprattutto in questi giorni vedo comitive di vacanzieri che si fermano su svincoli, corsie di emergenza e quant’altro per consultarsi sulla strada da scegliere o per aspettare amici ritardatari. Come trent’anni fa, quando non c’erano i telefonini e nessuno parlava ancora dei rischi che corre chi si ferma lungo la strada.

  • Falbo Domenico |

    B.g. Sig. Caprino,
    ancora una volta contiamo i morti sulle strade.
    Chi opera nel settore è certo che senza controlli sulla strada non si giungerà mai ad una riduzione drastica degli incidenti.
    Quando un Governo vorrà seriamente impegnarsi a contrastare questa mattanza?
    Gli ultimi 2 incidenti hanno coinvolto mezzi pesanti anche con autisti stranieri.
    E’ ingiusto avviare una campagna mediatica contro i mezzi pesanti ma è opportuno che il cittadino sappia che gli impegni di un Governo serio, sono le azioni ed i mezzi reali (anche in termini finanziari) che si mettono a disposizione dello Stato (inteso come P.A. competenti), per contenere il problema (e non magari sprecare fiato e risorse in una campagna mediatica contro le P.A. comprese quelle che operano nel settore, e poi piangersi addosso quando l’evento si verifica).
    Meno agenti su strada, meno controlli e diciamo anche meno incentivi agli operatori del settore, ridurranno sempre più tali controlli.
    La sua competenza nel ramo può anche essere utilizzata, con altri organi competenti, per sensibilizzare i responsabili politici e richiamarli ad una chiara ed efficace azione per il miglioramento della sicurezza stradale.
    Inasprire le sanzioni senza contribuire ad un controllo severo del rispetto di quelle norme già esistenti è un continuo ululare alla LUNA.
    Saluti.
    Falbo Domenico
    [risponde Maurizio Caprino] Grazie per il contributo, che essenzialmente ci ricorda la necessità di fare controlli seri sulle condizioni dei mezzi pesanti e di chi li guida. Condivido il fatto che in un mercato dove si tira sempre di più sui prezzi (e su quelli del trasporto ancora di più e non certo da oggi) l’unico elemento che può arginare gli abusi indotti da tale tendenza sono proprio i controlli. Qualcosa si sta facendo sperimentalmente in pochi tratti autostradali per rilevare il sovraccarico e il carico fuori sagoma in modo automatico, ma poi ci vogliono sempre abbastanza agenti per bloccare chi circola in condizioni così pericolose. E poi c’è molto altro da fare, soprattutto per contrastare lo sforamento dei tempi di guida e degli orari di lavoro previsti dalla legge e per garantire che i mezzi pesanti (almeno loro…) siano sottoposti a revisioni serie. Concordo sul fatto che senza soldi si riuscirà a fare ben poco e confermo che continuerò a denunciare queste carenze come ho fatto sempre (l’ultima cosa che ho tirato fuori, un paio di mesi fa, è il sostanziale blocco nell’entrata in servizio di 900 nuovi etilometri).
    Ma anche chi controlla deve talvolta farlo meglio: a inizio giugno mi sono imbattuto in un posto di blocco per mezzi pesanti fatto con un’officina mobile, in modo da poterli sottoporre a una revisione a sorpresa già su strada, come stabilisce una giustissima direttiva europea (la 2000/17). Ma sapete dove si faceva questo posto di blocco? Sulla bretella che congiunge due superstrade del Basso Salento, dove il traffico è scarso in generale e quello pesante lo è ancor più. Non sarebbe stato meglio usare l’officina mobile in modo estensivo nella città dove essa abitualmente essa “risiede” e da dove devono passare praticamente tutti i mezzi pesanti diretti nel Salento o verso Grecia, Turchia e Balcani?

  Post Precedente
Post Successivo