Vi prego, fermiamo la strage: allacciamo le cinture posteriori

Basta! Anche ieri ho visto le solite cronache sulla morte su strada di giovani (nella fattispecie, tre ragazze del Crotonese) che andavano a divertirsi. E giù col fatto che la statale Jonica (dov’è avvenuto l’incidente) è detta "strada della morte" e che secondo i Carabinieri la Bmw su cui viaggiavano le ragazze andava troppo forte e per questo il ragazzo che la guidava ne avrebbe perso il controllo. Qualcuno è in grado di riflettere sul fatto che il conducente e l’altro ragazzo che gli stava a fianco si sono salvati e che una delle tre ragazze è morta perché sbalzata fuori? Non è così difficile…

Guardacaso, le vittime sedevano dietro, dove in Italia quasi nessuno allaccia le cinture (cosa che sarebbe obbligato a fare dal 1990, ma nessuno glielo ha ricordato, nè con le buone né con le cattive). E chi non si allaccia viene spesso sbalzato, cosa che ha alte probabilità di esito letale; in altri casi, si muore per la tremenda decelerazione causata dall’urto del corpo lasciato libero di sbattere contro parti dell’abitacolo.

I veicoli hanno dispositivi più o meno efficaci per minimizzare le conseguenze degli urti. Se noi non li usiamo e non li facciamo usare a chi viaggia con noi, rischiamo di morire ed è colpa nostra. A prescindere dalle cause dell’incidente (vere o presunte). Anche perché allacciare la cintura, in fondo, comporta solo un piccolo sacrificio quando si sale a bordo, ma poi ci si abitua e diventa molto più naturale e meno noioso che rispettare un limite di velocità.

Tutto questo ai miei colleghi che devono fare il loro solito articolo di cronaca non interessa. Occasioni perse per insegnare qualcosa.

  • Paolo |

    Buongiorno.
    Il problema del mancato uso delle cinture di sicurezza, specie da parte di chi occupa il sedile posteriore, è completamente ignorato. Ciò è molto grave perché, come l’argomento di questo post dimostra, il corretto uso delle cinture potrebbe salvare molte vite a costo irrisorio. Però sono necessarie due azioni, che purtroppo non vedremo mai.
    La prima è una efficace campagna informativa sull’utilità delle cinture. Sono convinto che molte persone non le usano quando siedono sul sedile posteriore perché le ritengono inutili, e fino a che non sarà loro spiegato l’errore che commettono continueranno a non usarle. C’è chi non le usa neppure sui sedili anteriori, forse per noncuranza. Anche in questo caso una campagna informativa, magari corredata da immagini forti, potrebbe aiutare. Finora mi pare di avere visto soprattutto campagne informative tese a criminalizzare chi non rispetta limiti di velocità assurdi.
    La seconda azione necessaria, avete indovinato, sono i controlli sulla strada. Ad oggi sono inesistenti, quindi si può viaggiare con le cinture non allacciate sicuri di non essere multati. Negli ultimi dieci anni sono stato fermato una sola volta per il controllo delle cinture, ma in compenso sono passato davanti a centinaia di autovelox, tutor, segnalatori di velocità e aggeggi simili.
    L’unica conclusione che posso trarne è che in tema di sicurezza stradale i mezzi sembrano essere più importanti degli obbiettivi: va bene ridurre il numero di morti e di feriti, ma la riduzione deve per forza essere ottenuta con certi mezzi e non con altri.
    Un saluto.
    [risponde Maurizio Caprino] Vero, ma in parte la scelta degli autovelox è obbligata: controllare le cinture, soprattutto posteriori, vuol dire imbarcarsi in un possibile contenzioso perché il trasgressore può sempre dire che l’agente ha visto male. Concordo assolutissimamente sul fatto che ci vogliano campagne mirate. Sia informative (spot con immagini forti, giustissimo! la fine delle ragazze di Crotone dobbiamo cercare proprio di averla sotto gli occhi una volta per tutte) sia repressive (agenti che nel traffico lento guardano negli abitacoli e trasmettono la segnalazione a colleghi a valle che fermano i trasgressori, come accade con la velocità).

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