Stasera ero in viaggio in auto e, odiando il calcio, ho sintonizzato la radio in modo da trovare rifugio in una delle poche emittenti che si astenevano dal parlarne. Il caso ha voluto che in quel momento stesse andando in onda una trasmissione che in qualche modo ci riguardava: si davano consigli a un signore che un giorno si è imbattuto in un’auto uguale alla sua in tutto, compreso il numero di targa. Insomma, gli avevano clonato la macchina. Visto che questa è un’eventualità non rara, è bene dare consigli. Purché siano giusti, però.
E invece in trasmissione si citava una mail della Polizia stradale che invitava a reimmatricolare l’auto per evitare di essere confusi con il clonatore e l’esperto in studio confermava. In pratica, entrambi consigliavano di commettere un reato: la reimmatricolazione è ammessa solo per furto, smarrimento o deterioramento di almeno una targa, per cui presentarsi alla Motorizzazione con una domanda giustificata dalla clonazione significa farsi respingere la pratica. L’unico sistema per farla accettare è dichiarare falsamente il furto o lo smarrimento (il deterioramento sarebbe impossibile, visto che la targa sarebbe esaminata dagli addetti). Complimenti!
Il malcapitato ascoltatore, poi, ha raccontato di aver provato a fermare l’auto uguale alla sua, ma ovviamente chi era alla guida ha accelerato seminandolo. In trasmissione, nessuno ha spiegato che non conviene fare così. Poco importa che l’inseguito sia stato un malvivente consapevole che ha fiutato guai o un acquirente tanto ignaro quanto incauto di un’auto taroccata che temeva di subire una rapina: ciò che conta è che è sempre meglio evitare questi tentativi di alt. Sia perché possono creare turbative alla sicurezza del traffico sia perché qualcuno potrebbe estrarre un’arma o picchiare. Meglio chiamare il 113 (se in autostrada) o il 112 (se sulla viabilità ordinaria) e chiedere l’intervento di una pattuglia, seguendo a distanza il clonatore per indicare dove si sta dirigendo. Certo, non è detto che si trovi una pattuglia libera, ma conviene provarci: è l’unico modo per consentire un intervento immediato che tolga di mezzo l’auto-clone (con cui possono sempre essere commessi reati o infrazioni stradali che poi in prima battuta vengono contestati al legittimo proprietario del veicolo in regola) e verifichi chi c’era sopra per capire lo scopo della clonazione e chi c’è dietro (altrimenti ci vorrebbero vere e proprie indagini che non è detto si facciano davvero, salvo che gli inquirenti temano ci siano reati gravi).
Se non si è così fortunati da incontrare il clone, il problema di solito salta fuori quando si riceve una multa da un luogo in cui il veicolo non si trovava al momento dell’infrazione. Questa è l’ipotesi più frequente. Ed è la più complicata, perché non è detto che il verbale non sia stato originato da un errore dell’agente che ha rilevato l’infrazione. Così chi si reca a sporgere una denuncia (che serve anche per dimostrare la propria buona fede nel ricorso contro la multa) può vedersi respingere perché la clonazione non è certa.
Anche l’ascoltatore era stato respinto, ma nel suo caso ingiustamente (non è una novità che a volte negli uffici di polizia si tende a "evitare di prendersi rogne"): lui l’auto-clone l’aveva vista di persona e quindi era come se stesse denunciando uno scippo. Per fortuna, questo in trasmissione è stato spiegato.